La Tunisia non è un Paese sicuro! Oltre 400 persone deportate a maggio dalla polizia verso la Libia e l’Algeria

L’8 maggio il Ministero dell’Interno ha pubblicato la nuova lista dei cosiddetti “Paesi sicuri”, una misura lesiva del diritto d’asilo per la quale le persone richiedenti protezione identificate come cittadinɜ di paesi inseriti nella lista,sono sottoposte a procedure più rapide di valutazione della loro domanda d’asilo e con minori garanzie, e di conseguenza, più esposte a rischio di essere rimpatriate a danno della propria sicurezza e libertà. 

La gravità di questa misura è ancora più evidente nei casi di Paesi dove si sta assistendo ad una costante erosione dei principi e delle libertà democratiche e di persecuzione delle persone migranti e richiedenti asilo.

Nella nuova lista, oltre all’aggiunta di 6 nuovi paesi – tra cui l’Egitto – rimane anche la Tunisia, nonostante da anni organizzazioni internazionali, associazioni e organi delle nazioni unite testimoniano che la Tunisia non possa essere considerata un Paese di origine sicuro ai sensi del diritto internazionale, europeo e ai sensi della costituzione e della normativa italiana sul diritto d’asilo. 

L’ondata di violenze a cui assistiamo in questi giorni in Tunisia è un’ulteriore e preoccupante conferma.  

Dopo l’ultima visita del governo Meloni, il presidente tunisino Saied ha dato avvio a una nuova campagna di arresti e deportazioni di migrantɜ e richiedenti asilo, respingendo le persone verso la Libia e l’Algeria e abbandonandole in zone isolate senza acqua e senza cibo, in un contesto di propaganda xenofoba e razzista che va avanti da febbraio 2023. 

A queste violenze a danno della popolazione sub-sahariana, si aggiunge la repressione della società civile, che ora ha colpito attivist3 e associazioni che si occupano di supporto alla popolazione migrante e contrasto alle discriminazioni, con diversi arresti avvenuti nel giro di pochi giorni. 

Esprimiamo la nostra solidarietà alle associazioni della società civile vittime di persecuzioni e arresti e allɜ migranti e richiedenti asilo. 

Ribadiamo che un Paese dove è in corso una drammatica repressione delle libertà fondamentali e dove i diritti delle persone migranti e richiedenti asilo vengono sistematicamente violati, non può essere considerato un Paese sicuro!