È la festa dei lavoratori. È la festa delle persone che un lavoro ce l’hanno. Ma tantissimi non hanno nulla da festeggiare: il tasso di disoccupazione nel nostro Paese è pari al 9%, tra i più alti in Europa, con un drammatico tasso di disoccupazione giovanile pari al 26,8%, che sale al 60% in alcune regioni del Sud.
Si stima che i giovani laureati disoccupati o sottoccupati residenti in Italia siano circa 1 milione, persone le cui conoscenze sono non utilizzate o sottoutilizzate.
Ma c’è di più: il lavoro è sempre più a tempo determinato, precario, sottopagato. Le donne che non lavorano e non cercano lavoro sono il doppio degli uomini e le diseguaglianze dei livelli retributivi tra generi diversi restano molto alte.
Situazione aggravata dalla pandemia che ha fatto da detonatore a situazioni già estremamente fragili, come quella che riguarda il settore culturale e creativo. Ad aprile l’Istat informa che l’occupazione culturale e creativa è stata colpita dalla crisi da COVID-19 già nel 2020, e non ha mostrato segni di ripresa nel 2021: “Alla fine del secondo anno di crisi pandemica gli occupati del settore sono 55mila in meno, con una perdita relativa del -6,7% tra il 2019 e il 2021, più che doppia rispetto alla contrazione del complesso degli occupati (-2,4%)”.
E allora, buona festa del lavoro ma, soprattutto, sosteniamo tutte le lotte di donne e uomini che si battono per un lavoro dignitoso e contro le folli logiche del turbocapitalismo che precarizza e impoverisce sempre più famiglie.