Deposta una corona di fiori davanti all’Altare della Patria a Roma per ricordare le migliaia di vittime delle frontiere
A 10 anni dalla strage di Lampedusa l’Arci ha voluto ricordare le migliaia di vittime delle frontiere portando una corona di fiori davanti all’Altare della Patria a Roma.
“Siamo da sempre a fianco delle vittime delle frontiere e delle loro famiglie – afferma Walter Massa, presidente nazionale Arci – e chiediamo che l’Italia e l’Europa facciamo qualcosa di concreto per fermare le stragi e non continuino nella direzione sbagliata indicata dalle destre xenofobe”.
“Dopo la missione Mare Nostrum, chiusa ingiustamente, i governi che si sono succeduti dal 2013 ad oggi – aggiunge ancora Massa – hanno messo in campo scelte che aumentano i rischi per chi scappa da guerre, violenze e persecuzioni e per chi non riesce ad accedere alle poche vie d’accesso legali disponibili facendo allo stesso tempo aumentare gli affari dei trafficanti.
“Impedire le partenze e fare accordi con autocrati e dittatori – conclude Massa – non è la soluzione ma è il problema. Pagare Erdogan, le milizie libiche o il nuovo autocrate tunisino Sayed non è solo sbagliato e inefficace, ma produce l’effetto opposto a quello voluto dai governi”.
“Con i soldi europei – afferma Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci nazionale – aumentano repressione e conflitti, come dimostrano la Libia e la Tunisia, e sul medio e lungo periodo ci saranno più persone che scappano e che, non avendo alternative, sono obbligate a mettersi nelle mani dei trafficanti. Dal 2016 ad oggi più di 110 mila persone sono state riportate indietro nei lager libici, operando di fatto dei respingimenti, con il sostegno dell’Italia e dell’Europa”.
“Ancora una volta – aggiunge Miraglia – chiediamo che l’Unione Europea si faccia carico della ricerca e salvataggio per evitare altre morti e tragedie. Dal 2013 ad oggi più di 28 mila persone hanno perso la vita nel tratto più pericoloso al mondo. Chiediamo che si smetta di attaccare chi fa accoglienza e chi salva vite umane”.