L'associazione 'ArticoloZero-Coordinamento per la laicità' denuncia la paradossale e discriminante situazione per cui, sempre più spesso, nelle nostre scuole pubbliche si affida a chi insegna religione cattolica l'insegnamento 'trasversale' di Educazione civica! Con la seguente 'Lettera aperta', che si chiede di condividere e sottoscrivere, si vuole rilanciare il dibattito sulla laicità (elemento fondativo della nostra Costituzione) nella Scuola dando appuntamento ad un'iniziativa pubblica sul tema, il prossimo sabato 5 giugno 2021.
In un momento come questo, quando i problemi paiono insormontabili e il tema della Laicità sembra meno rilevante, stanno emergendo scelte e collaborazioni, in cui il rapporto tra Chiesa cattolica e Stato italiano pare divenire sempre più importante sia nella gestione delle emergenze sia nella scuola.
Nell’apparente generale anestetizzazione delle capacità critiche della nostra società, quella che dovrebbe essere l’organizzazione di uno Stato laico, sembra scivolare su posizioni sempre più interconnesse con una lettura di tipo confessionale.
Nell’ambito scolastico, l’introduzione, ad opera della L. 20 agosto 2019, n. 92, a partire dall’anno in corso, della materia trasversale dell’Educazione Civica ha posto e pone alle amministrazioni scolastiche molte questioni interpretative, per l’assenza di previsioni sufficientemente dettagliate.
In tal senso colpisce lo stesso titolo dato alla nuova materia inserita, ove il significante “educazione” rilancia al registro di una scuola con vocazione fortemente direttiva piuttosto che a una filosofia pedagogica tesa alla “formazione” di un cittadino libero, nella democrazia della nostra Costituzione repubblicana. Nella nostra contemporaneità il concetto di educazione deve necessariamente tener conto degli aspetti polisemici e multiculturali delle diverse forme di unione civile e familiare che caratterizzano un mondo in costante cambiamento. Noi crediamo che lasciare “in sospeso”, e quindi su un piano discrezionale, questi punti di criticità è un atto d’ipocrisia che deve essere reso evidente e fortemente contrastato.
Le questioni si riverberano irrimediabilmente sulla concreta attuazione della disciplina, spesso lasciata all’iniziativa dei dirigenti o, addirittura, dei singoli consigli di classe. La legge prevede infatti che l’insegnamento sia impartito in almeno 33 ore annue, distribuite all’interno dell’orario obbligatorio. Nelle scuole del primo ciclo le ore di educazione civica sono affidate genericamente “a docenti”, mentre nelle scuole del secondo ciclo devono essere assegnate “a docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia” (così l’art. 2, comma 4 L. 92/19).
La legge non specifica quindi a chi debba essere affidato l’insegnamento qualora nella scuola non vi siano docenti abilitati per le materie giuridico-economiche, come avviene nella maggior parte dei casi.
Per questa ragione, uno dei temi dibattuti con più vigore sin dall’inizio d’anno scolastico è stata la possibilità o meno di coinvolgere nella trattazione della materia gli insegnanti di religione cattolica.
Per quanto consta, secondo molte diocesi e la maggioranza dei docenti di religione un loro coinvolgimento sarebbe addirittura un “atto dovuto”, per evitare un’ipotetica discriminazione tra insegnanti.
In alcuni casi gli istituti scolastici hanno operato con una certa approssimazione, omettendo di considerare la questione nelle sue molteplici implicazioni e limitandosi ad accogliere, senza porsi troppe domande, l’offerta di disponibilità proveniente dagli insegnanti di religione cattolica.In tali istituti sembra che nessuno si sia posto il problema della natura necessariamente facoltativa dell’insegnamento della religione cattolica (IRC).
La Corte Costituzionale ha da tempo chiarito che l’IRC contrasterebbe con il principio supremo della laicità dello Stato, se presentasse profili di obbligatorietà (Corte Cost. 12 aprile 1989, n. 203).
Il principio è stato poi riaffermato con forza dalla legislazione e dalla giurisprudenza successive.
La scelta di inserire l’insegnamento dell’educazione civica nelle ore di lezione tenute dagli insegnanti di religione si presenta, già solo per questo, in netto contrasto con le garanzie della libertà di coscienza degli studenti, perché tende a esporre gli studenti, che non si avvalgono dell’IRC, all’insegnamento di contenuti inevitabilmente promiscui e condizionati dall’orientamento religioso del docente.
Inoltre, anche sotto il profilo dell’opportunità, non si può ignorare che il docente di religione cattolica ha per necessità un’impostazione ideologica fortemente caratterizzata, tanto che la perdita dell’idoneità vescovile comporta la risoluzione del rapporto di lavoro.
Il rischio concreto, già realizzatosi nell’anno scolastico 2020/21, è dunque che gli studenti non avvalentisi vengano obbligati a seguire lezioni nominalmente di educazione civica, ma sostanzialmente condotte in modo orientato dal punto di vista religioso, in violazione del principio di laicità dello Stato e della libertà di coscienza.
Infatti, le Linee guida ministeriali, approvate con D.M. 22 giugno 2020, n. 35, affermano che l’insegnamento della “materia trasversale” consiste nel fare emergere i profili rilevanti già presenti nei programmi delle diverse discipline. “Ogni disciplina è, di per sé, parte integrante della formazione civica e sociale di ciascun alunno (…) i nuclei tematici dell’insegnamento, e cioè quei contenuti ritenuti essenziali per realizzare le finalità indicate nella Legge, sono già impliciti negli epistemi delle discipline”.
Ne consegue che anche l’insegnante di religione si limiterebbe a inserire nelle lezioni di religione cattolica alcuni contenuti di educazione civica in modo “fluido”, così rendendo però obbligatoria l’intera lezione.
Infine, risulta che in molte scuole l’insegnante di religione sia stato addirittura nominato coordinatore della disciplina trasversale.
A tutto quanto descritto si può poi sommare alla scelta di inserire silenziosamente nel Decreto Milleproroghe un concorso, che dovrà essere bandito entro il 2021, per l’assunzione, tra le file dei dipendenti statali, degli insegnanti di religione.
A questo punto è sempre più evidente che la situazione richieda un intervento tempestivo, a presidio del principio di laicità e di libertà di coscienza nella scuola pubblica, garantita specificamente dalla Costituzione.
Articolo ZERO – Coordinamento per la Laicità
Torino, 3 maggio 2021
Primi firmatari:
AICS Torino aps
Associazione Ippocrate aps
SOMS De Amicis
Sotto la Mole
CNGEI Torino aps
ARCI Piemonte aps
Concistoro della Chiesa Valdese di Torino
YWCA-UCDG aps
LaSt Laboratorio Studentesco
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta
Arcigay Torino aps – Comitato Territoriale “Ottavio Mai”
UISP Piemonte
Centro Culturale Protestante di Torino
Redazione di “Laicità della scuola news”
Per firmare la petizione =>> https://www.arcipiemonte.it/notizie/871/educazione-civica-e-educazione-laica-petizione-di-articolozero.html