L’appello dell’Ufficio di Informazione del Kurdistan e Comunità Curda in Italia
Sono 20 anni che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan è sequestrato nell’isola-carcere di Imrali, in condizioni di totale isolamento. Dal 2011 gli è negato l’incontro con i suoi legali e dal 2015 lo Stato turco impedisce ogni qualsivoglia contatto. Solo qualche giorno fa, per pochi minuti ha potuto riabbracciare il fratello, stante la pressione esercitata nel mondo dallo sciopero della fame a tempo indeterminato di migliaia di curde/i, in particolare nelle carceri turche. La deputata HDP Leyla GÜVEN è giunta a 80 giorni di sciopero insieme a centinaia di detenute/i con l’intento di “porre fine all’isolamento di Öcalan”.
Dietro tanta ferocia c’è la volontà di screditare la sua personalità, di impedire la diffusione delle sue idee all’opinione pubblica: Öcalan, nonostante le condizioni terribili di detenzione e di isolamento, non ha mai rinunciato alla speranza per una risoluzione politica dei conflitti in Medio Oriente, ed in modo particolare della questione curda.
I suoi scritti hanno delineato le basi teoriche per l’avvio della rivoluzione in Rojava, per la liberazione dei curdi ezidi a Shengal, per la democratizzazione in Turchia. Nella Siria del Nord ha ispirato la nascita di un sistema democratico multietnico basato sulla parità di genere, dove le curde e i curdi insieme agli altri popoli della regione non solo hanno combattuto la minaccia globale dello Stato Islamico portandolo alla sconfitta, pagando un prezzo elevato in termini di vite umane, ma hanno favorito nei territori liberati la diffusione di un modello amministrativo laico, democratico ed egualitario.
Ciò rappresenta una speranza di cambiamento per tutti i popoli della regione e per l’intero Medio Oriente. Per questa ragione l’esperimento del Confederalismo Democratico nella Siria del Nord- Rojava va difeso e sviluppato.
Il numero di persone nelle carceri turche è arrivato a 260.000. Organizzazioni per i diritti umani denunciano violazioni crescenti contro i prigionieri. L’isolamento è una delle più pesanti di queste violazioni. È davanti agli occhi del mondo intero, quanto il regime di Recep Tayyip Erdoğan sta facendo in termini di repressione nei confronti del popolo curdo e di tutte le istanze democratiche in Turchia e in Medio Oriente.
Favorendo così la diffusione del nazional-fascismo, del sessismo e del fanatismo religioso. Occupando interi territori in Medio Oriente, distruggendone la storia e l’identità culturale, provocando genocidi ed esodi di massa di intere popolazioni, anche attraverso l’appropriazione dei fiumi Tigri ed Eufrate – patrimoni dell’umanità – irreggimentati con dighe per lo sfruttamento elettrico a danno della sparizione di civiltà millenarie, come la città di Hasankyef.
Catastrofi umanitarie di cui Afrin, invasa, saccheggiata e occupata dai turchi e alleati jihadisti, è un esempio, sono la dimostrazione della barbarie del regime di Erdogan, che, complici le superpotenze, sta dispiegando le forze armate per invadere i cantoni di Kobane e Jazire allo scopo di disperdere la rivoluzione del Rojava e decimare i combattenti curdi.
La libertà di Abdullah Öcalan è indispensabile. Per molti anni lo Stato turco ha tenuto colloqui con lui per la risoluzione della questione curda. Egli infatti è in grado di svolgere un ruolo chiave essendo il leader che gode della fiducia di milioni di persone in Medio Oriente: porre fine al suo isolamento significa dare una prospettiva di pace e di democrazia a tutti quei territori martoriati da decenni di guerra, distruzioni e milioni di profughi.
Per questa ragioni la manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il 16 febbraio, contemporanea con una manifestazione europea a Strasburgo, assume una particolare importanza e vedrà la partecipazione di tutta la comunità curda che vive in Italia e che lotta per la democrazia.
L’Arci ha aderito e parteciperà alla manifestazione.
Per aderire: info.uikionlus@gmail.com