Il premio Arci - Ucca a ‘Normal’ di Adele Tulli
Il Festival di cinema gay più antico d’Europa è uscito dal ghetto – e con questo, speriamo, possano farlo tutti i festival cinematografici a tematica LGBTQI+. Questo è forse il risultato politico (separando per una volta questo termine dallo squallore dei maneggi e dei posizionamenti fra organizzazioni) e culturale più rilevante dei tre anni di direzione di Irene Dionisio al Lovers Film Festival, risultato che si poteva prevedere sfogliando il programma e, a festival concluso, è confermato dalle presenze in sala di pubblico e ospiti: Alba Rohrwacher, madrina di questa edizione, Monica Guerritore, Arturo Brachetti, Neri Marcoré, Serra Yilmaz, Asia Argento, Helmut Berger sono stati presenti in questi cinque giorni di Festival, accanto a personalità appartenenti al mondo LGBTQI+ come Franco Grillini e a recenti icone pop come M¥SS KETA. Il pubblico ha ripagato gli sforzi della direzione e le presenze in sala sono aumentate del 30%, nonostante la congiuntura dei ponti avesse portato buona parte dei torinesi fuori città nei giorni del Festival (24-28 aprile).
Non è cosa di poca soddisfazione esordire con quest’affermazione, proprio a 50 anni dai moti di Stonewall, celebrati dal manifesto del LFF 2019 e da interventi speciali come la lettura di Audre Lorde durante la cerimonia di chiusura («So it is better to speak / remembering / we were never meant to survive»).
D’altronde, come ha più volte dichiarato la direttrice, il Festival non è solo uno spazio di rassegna, ma un vero e proprio luogo di elaborazione e ricerca collettiva, una ‘agorà’: il programma di eventi collaterali alle proiezioni, e in particolare il ciclo Fronte del corpo, sono esempi chiari di questa concezione, a mio parere lungimirante. Un evento culturale in grado di proporre approfondimenti rivolti a tutta la cittadinanza su aspetti specifici della propria tematica e che sta facendo crescere il proprio pubblico nella sua capacità di analisi critica dei prodotti a cui si approccia – compresi quelli del Festival stesso.
Tuttavia il cuore di un festival cinematografico sono i film: erano circa 90 le pellicole programmate, provenienti da 25 paesi, e comprendevano anteprime mondiali, internazionali e italiane scelte attraverso scouting, call e dai maggiori festival internazionali – Tribeca, Cannes, Berlino, Sundance, BFI Flare, Frameline. Non è stato semplice il lavoro delle giurie: pressoché tutte hanno assegnato una menzione oltre ad individuare il film vincitore, a testimonianza della qualità delle pellicole in competizione.
Qui i risultati
Concorso internazionale lungometraggi ‘All the Lovers’
Vincitore: Carmen Y Lola di Arantxa Echevarria.
Menzione speciale a Sauvage di Camille Vidal-Naquet.
Concorso internazionale documentari ‘Real Lovers’
Vincitore: Normal di Adele Tulli (recensito in questo stesso numero di Arcireport).
Menzione speciale della giuria a An Army of lovers di Ingrid Ryberg.
Concorso ‘Irregular Lovers’
Vincitore: Capital Retour di Léo Bizeul
Menzione speciale pari merito a: Mudar de vida/Libera vita di Tonino De Bernardi e a Did you know di Lynn Kim.
Concorso cortometraggi ‘Future Lovers’
Vincitore: Chechnya di Jordan Goldnadel.
Premio del pubblico
A dog barking at the moon di Lisa Zi Xiang. La giuria Young Lovers ha assegnato il premio a Kanarie (Canary) di Christiaan Olwagen.
La giuria speciale Centre d’Art Contemporain Genève ha assegnato il premio a Capital Retour di Léo Bizeul e una menzione speciale a Mudar de vida/Libera vita di Tonino De Bernardi.
Terminato il mandato triennale di Irene Dionisio, non resta che attendere, a questo punto, l’annuncio del/della prossimo/a direttore/direttrice.