Per mettere in sicurezza il bacino acquifero del Gran Sasso «è necessaria l’impermeabilizzazione nelle due gallerie» autostradali dell’A24 Roma-Teramo (oltre 10 km ciascuna), attualmente gestita dalla Strada dei Parchi, e «nei laboratori sotterranei dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare» che sono stati realizzati sotto il Gran Sasso dal 1969 al 1987, a diretto contatto con la falda. Lo abbiamo ribadito come Osservatorio indipendente sull’acqua del Gran Sasso ricordando che dal 2003 al 2009 fu nominato commissario straordinario Angelo Balducci ma «nonostante gli oltre 80 milioni di euro spesi, gli interventi effettuati durante il commissariamento non hanno, se non in minima parte, risolto la mancanza di impermeabilizzazione nelle gallerie e nei laboratori, tanto è vero che, a distanza di anni, il problema è rimasto sostanzialmente invariato e si torna a chiedere un commissario».
In un incontro con la stampa al Senato è stato spiegato ancora che nel corso degli anni, per evitare la pressione sulle gallerie e sui laboratori, l’acqua della falda è stata captata e utilizzata per la distribuzione potabile. Circa 100 litri al secondo vengono prelevati dall’area dei laboratori e circa 700 litri dall’area delle gallerie. La mancata impermeabilizzazione delle gallerie e dei laboratori ha determinato negli anni molteplici problemi. Come associazioni che hanno costituito l’Osservatorio (Wwf, Legambiente, Mountain Wilderness, Arci, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia – Gadit, Fiab, Cai e Italia Nostra) chiediamo azione e trasparenza, una gestione che assicuri informazione e partecipazione; ma come è stato rilevato, sono richieste che mal si conciliano con una gestione commissariale. L’Osservatorio chiede di garantire l’abbassamento del rischio per l’acqua avviando da subito le azioni necessarie per rimuovere dai laboratori le sostanze pericolose che peraltro già oggi non potrebbero essere stoccate all’interno di un acquifero. La loro presenza nei laboratori (circa di 1.000 tonnellate di acqua ragia e 1.292 tonnellate di trimetilbenzene) contrasta con la normativa ‘Seveso’ sulle strutture a rischio di incidente rilevante, come sono classificati i laboratori dell’Infn fin dal 2002, e della normativa a protezione degli acquiferi.