Editoriale di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci
Nel caos perenne del nostro Paese ci sono argomenti che cadono nel profondo silenzio. Uno di questi è lo Yemen. Sono ormai 4 anni, che in un complicato mosaico di eserciti e mercenari, si sta dilaniando il Paese.
Secondo l’ONU l’80% della popolazione ha bisogno di aiuti. Un dato spaventoso che equivale a 24,1 milioni di persone. Una guerra che vede fronti e alleanze internazionali per il controllo del paese in una feroce competizione di interessi geopolitici che intercorrono tra l’Arabia Saudita, sostenitrice del presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi, e della Repubblica Islamica dell’Iran, la quale supporta i ribelli guidati da Abdul Malik Al Houthi.
A livello internazionale ci sono state polemiche, rivolte a chi, sino a ora, ha continuamente rifornito armi ai sauditi. Per il momento hanno bloccato le loro vendite di armamenti bellici verso Riad la Germania, l’Olanda, la Norvegia, la Finlandia e la Danimarca.
Nello scarso interesse italiano per questo conflitto, numerose associazioni sono mobilitate contro la fornitura di armi all’Arabia Saudita, chiedono il rispetto della mozione parlamentare approvata il 26 giugno alla Camera dei deputati, con la quale si impegna il Governo ad «adottare gli atti necessaria sospendere le esportazioni di bombe d’aereo e missili verso l’Arabia Saudita e gli Emirati».
È un primo passo che da solo non basta, richiede passi successivi e una chiara presa di posizione del Governo. È una crisi che non può essere più ignorata, solo tra i bambini sono più di 7500 le vittime del conflitto, a cui si aggiunge una crisi di colera che sta facendo strage.
Siamo di fronte a un’emergenza umanitaria senza precedenti che la comunità internazionale deve affrontare.