«Forse è la volta buona», ha scritto lei stessa ieri mattina sul suo profilo facebook. Telefonata dei carabinieri: «È in casa?» «No, veramente sono sul treno per andare a Parma (laboratorio Spes contra Spem nel carcere), sto fuori 2 giorni…» «Deve venire qui!». Viene invitata perentoriamente.
Rita Bernardini è stata portata in caserma dai Carabinieri, dopo che i militari hanno controllato la sua abitazione e ne sono usciti con delle buste di cannabis che lei coltiva a scopo terapeutico, come ha più volte affermato pubblicamente.
Bernardini non è stata però arrestata, ma denunciata. «Sono stata denunciata a piede libero per la coltivazione di sostanze stupefacenti, 32 piante tra un metro e un metro e venti – ha commentato –. A verbale ha fatto allegare una dichiarazione: «Esprimo tutto il mio disappunto per la decisione della Procura di Roma di non procedere al mio arresto, come accade a tutti i cittadini che vengono sorpresi a coltivare marijuana. Così si usano due pesi e due misure e la legge finisce per non essere uguale per tutti».
«Quanto accaduto a Rita Bernardini – afferma Jacopo Forconi, responsabile antiproibizionismo e droghe dell’Arci nazionale – dimostra ancora una volta che la legislazione italiana è superata. Un atto di disobbedienza civile – sottolinea – ci ricorda che sarebbe ora di consentire la coltivazione domestica, soprattutto per chi ne ha bisogno per motivi terapeutici.
La legalizzazione della cannabis – conclude Forconi – è un tema che in Italia deve essere affrontato con consapevolezza, diamo il nostro pieno sostegno a chi, come la Bernardini, porta avanti da anni questa battaglia di civiltà».