Il voto a sedici anni. La proposta lanciata dall’ex premier Enrico Letta, per dire ai ragazzi mobilitati per la difesa del pianeta che esiste un problema di sottorappresentazione delle loro idee, trova ampio consenso in ambienti della maggioranza giallorossa, ma non solo in maggioranza. Se si guarda ai dati Istat, i 16-17enni in Italia sono circa 1,1 milioni rispetto agli attuali 49 milioni di aventi diritto al voto. Quindi il peso è, in termini assoluti, non così determinante. Ma perché riteniamo che la proposta meriti non solo ascolto, ma un vero proprio avvio di riforma costituzionale per dare concretezza alla proposta.
È un periodo di grande mobilitazione giovanile, in cui i giovani stanno dimostrando – in tutto il mondo – una grande passione e sensibilità per il futuro del pianeta e sono pronti a proporre idee e strategie per il futuro. Possiamo, come adulti, limitarci a blandirli con toni paternalistici (o maternalistici) o con una pacca sulla spalla liquidandoli come fossero solo una fase di ‘passione civile’ temporanea?
Noi non crediamo. Proprio il grande successo planetario che la mobilitazione solitaria di Greta Thumberg ha trovato in un’intera generazione ci mostra che è necessario il protagonismo giovanile e che gli adulti, alle prese spesso con narcisismi pseudo barricaderi, dovrebbero lasciare il passo. In questa chiave di civiltà e di estensione della partecipazione giovanile, andrebbe affiancata l’altra e improrogabile urgenza: la riforma della legge di cittadinanza. Se parliamo di protagonismo giovanile, non possiamo certo dimenticarci di quasi 1 milione di italiani senza cittadinanza per il solo fatto di essere di origine straniera. I giovani meritano rispetto e ascolto, non solo quando compiono gesti eroici o sono sportivi pluripremiati sui podi internazionali, sempre.