«La tua ambizione mi spaventa» lo dice Gwyneth Paltrow nelle vesti della madre del protagonista Payton Hobart (Ben Platt), il The politician della nuova serie firmata da Ryan Murphy e disponibile su Netflix dal 27 settembre scorso. Ryan Murphy è uno dei grandi autori della golden age della televisione, portano il suo nome serie cult come Glee, Pose, Nip/Tuck, American Horror Story, L’assassinio di Gianni Versace, The new normal, Scream Queens (per citarne solo alcuni) e Netflix lo ha ingaggiato con un contratto da 300 milioni di dollari per cinque anni.
La serie a noi è piaciuta, pur negli eccessi, spesso strabordante, piena di cose, di dettagli, di fili narrativi diversi ma c’è una ricerca visiva precisa, che ricorda un po’ Wes Anderson e quindi non può che essere amata.
I personaggi sono complicati, spesso assurdi e rappresentano nell’esagerazione molte delle ossessioni del nostro frenetico presente.
Ben Platt interpreta Payton, che vuole diventare Presidente degli Stati Uniti, obiettivo preciso e calcolato in ogni maniacale dettaglio. Gwyneth Paltrow interpreta sua madre, Georgina.
Jessica Lange interpreta Dusty Jackson, la nonna onnipresente, spregiudicata e cinica di una compagna di scuola di Payton malata (davvero?) di cancro (interpretata da Zoey Dutch). Il tema di questa serie, decisamente ricca di eccessi, ma bella anche per questo, non è tanto la politica in sé, ma sono le persone e soprattutto, quello che sono disposte a fare pur di ottenere quello che vogliono.
Il limite pare essere molto labile.