Si è tenuta a Bruxelles il 15 ottobre la conferenza finale del progetto REACT – Respect and Equality: Acting and Communicating Together, cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Diritti fondamentali e cittadinanza.
Partendo dalle attività e dai risultati del progetto (che si possono approfondire attraverso il sito www.reactnohate.eu), l’evento ha rappresentato l’occasione per riflettere sulle ragioni e i meccanismi che caratterizzano la propagazione dei discorsi d’odio, fenomeno sociale globale sempre più allarmante, e sui possibili rimedi.
Affermazioni razziste, discriminatorie e che rappresentano un incitamento all’ostilità, all’odio e alla violenza sono sempre più diffuse sia online che offline, e assumono tratti tanto più evidenti in un contesto in cui il dibattito politico e mediatico è dominato, spesso strumentalmente, dalle migrazioni presentate come una minaccia da cui difendersi. Si tratta di una importante sfida per la vita democratica dell’Unione Europea, che non si può non raccogliere.
La conferenza si è articolata in due sessioni di lavoro: una analisi sul fenomeno e sulle strategie culturali, educative e regolative più efficaci ed una tavola rotonda tra rappresentanti delle istituzioni europee e organizzazioni internazionali – Parlamento Europeo, Commissione Europea, Consiglio d’Europa, UNHCR e UNESCO – che hanno riflettuto sull’impatto sociale dell’hate speech, sul ruolo dell’educazione, della cultura e della regolamentazione dei social media e sul ruolo dei policy maker per porre rimedio alla sua diffusione.
Dopo una relazione introduttiva da parte della Presidente dell’Arci Francesca Chiavacci, che ha sottolineato l’urgenza e la crucialità, per le organizzazioni della società civile, di confrontarsi con questo tema ed illustrato sinteticamente il progetto che offriva la cornice al convegno, si è tenuta la keynote lecture di Federico Faloppa. Il professore di Linguistica all’Università Reading ha presentato ai partecipanti una panoramica sul fenomeno, sulla sua (complessa) definizione e sui suoi contorni, sulla sua rapida ascesa e sulle forme che ha assunto, sul ruolo dei media da un lato e della politica dall’altro e sui meccanismi, anche linguistici, per infiammare la discussione.
Il professore, che è anche consulente di Amnesty International e coordinatore del Tavolo nazionale per il contrasto ai discorsi d’odio da loro promosso, ha poi richiamato i principi giuridici sulla base dei quali è possibile classificare e punire lo hate speech, senza sminuirne le ambiguità e difficoltà, e accennato alle possibili strategie di intervento.
Moderata da Nadeesha Uyangoda, giornalista di Al Jazeera, la tavola rotonda è stata l’occasione per animare un dibattito sul ruolo che ciascun attore può avere nel contrasto di questo fenomeno e sulle azioni intraprese. Si sono susseguiti gli interventi di Pietro Bartolo, membro del Parlamento Europeo e vicepresidente della commissione Libertà civili, giustizia e affari interni; Massimiliano Smeriglio, membro del Parlamento Europeo e membro della Commissione Cultura e Istruzione; Louisa Klingvall, Policy Officer dell’Unità Politica Diritti fondamentali e Stato di diritto, Direzione generale della Giustizia e dei consumatori della Commissione Europea; Els Keytsman, membro dell’ECRI (European Commission against Racism and Intolerance) del Consiglio d’Europa e Managing Co-Director dell’UNIA (Interfederal Centre for Equal Opportunities) dell’Equinet; Maeve Patterson, Coordinatrice regionale della comunicazione dell’UNHCR e Louise Haxthausen, Direttrice dell’ufficio di Bruxelles dell’UNESCO e rappresentante dell’UNESCO presso le istituzioni europee.