In piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969, alle 16.37, scoppia una bomba nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Uccide diciassette persone e ne ferisce ottantotto. Un atto terroristico che segna l’inizio della ‘strategia della tensione’ e che dà il via a una lunga serie di attentati (stazione di Bologna, piazza della Loggia, treno Italicus) che insanguineranno l’Italia durante gli anni Settanta.
Dopo 50 anni, numerosi processi e depistaggi, Piazza Fontana resta ancora uno degli episodi più controversi della storia del nostro paese. Nonostante i diversi processi in galera non c’è nessuno. Cosa accadde non si conosce con certezza nei dettagli. Ma qualcosa lo possiamo e lo dobbiamo dire. Cinquant’anni fa, in queste stesse ore, ci fu una strage neofascista che colpì persone innocenti nella sede della Banca dell’Agricoltura in piazza Fontana.
L’obiettivo era provocare una svolta reazionaria nella vita pubblica, con l’appoggio di settori non marginali dei servizi segreti, quindi dello Stato.
Cinquant’anni dopo per la prima volta un presidente della Repubblica arriva a Milano per commemorare la strage, riceverà privatamente i parenti delle vittime.
Tra loro anche la famiglia di Giuseppe Pinelli, le figlie e la vedova Licia Rognini.
Il sindaco di Milano Beppe Sala ha chiesto «scusa e perdono» da parte di tutta la città alla famiglia del ferroviere anarchico coinvolto ingiustamente nelle indagini sulla strage di piazza Fontana e che morì cadendo da una finestra della questura di Milano.
Oltre alla cerimonia in Comune e il corteo che arriverà a piazza Fontana, c’è un’altra cerimonia voluta dal Comune, quella della piantumazione di un albero dedicato a Pino Pinelli nel quartiere San Siro, dove viveva.