Nella sale dal 16 gennaio, candidato all’Oscar come miglior film
È nelle sale dal 16 gennaio Jojo Rabbit di Taika Waititi, una delle commedie che più stupiscono di questa stagione cinematografica e – forse – anche tra le meglio riuscite degli ultimi anni. L’impresa era difficile, affrontare in commedia il personaggio più sgradito del secolo scorso: Adolf Hitler. E il risultato è di quelli che si ricorderanno, il film è in grado di dosare momenti estremamente divertenti a sequenze drammatiche.
Il tono surreale, con al centro la narrazione di un bambino, ha reso Jojo Rabbit tanto irresistibile da guadagnarsi la nomination agli Oscar 2020 come Miglior film. Probabilmente non lo vincerà, i ben informati la definiscono una candidatura simbolica, per dimostrare l’apertura dell’Academy nei confronti della commedia.
Guardando il film il ricordo va a La vita è bella, che tra l’altro vinse l’Oscar nel 1999.
Con Jojo Rabbit l’opera di Benigni condivide la visione ingenua e immaginifica degli orrori della Seconda Guerra Mondiale con il filtro di un bambino, in questo caso c’è in aggiunta lo humor nero e l’ironia graffiante.
Il ‘Jojo Rabbit’ che dà il titolo al film è il piccolo Johannes (Roman Griffin Davis), membro attivo della Gioventù Hitleriana, dalla fervida immaginazione declinata in chiave antisemita e nazionalsocialista.
Jojo ha l’ambizione di diventare il più grande nazista che Der Führer abbia mai visto e ad alimentare questo traguardo è il suo amico immaginario, interpretato dallo stesso Taika Waititi nei panni di Adolf Hitler.
Sua madre Rosie – interpretata da una meravigliosa Scarlett Johansson – non è affatto d’accordo col figlio, ma consapevole del clima teso in cui si trova la Germania del ’45, non lo contrasta il figlio ma sceglie di agire di nascosto.
A rendere imperdibile il film di Waititi, tra le altre cose, c’è sicuramente l’alto livello di tutti gli attori. Tra questi un altro bambino che merita una menzione speciale, il piccolo Yorki (Archie Yates), come miglior personaggio di tutto il film.