Proteste contro il piano in tutta la Palestina
Ecco a voi l’accordo del secolo che – guarda caso – cade proprio in periodo elettorale per Israele e per Trump. Un accordo definito con la solita enfasi trumpiana come ‘epocale’ che altro non è che un grande regalo per gli israeliani.
Trump offre uno «Stato» ai palestinesi, ma in realtà propone solo un’entità fantoccio, senza sovranità e con molte clausole subordinate. Netanyahu, al suo fianco, applaude. E per l’ambasciatore Usa Friedman Israele può annettersi subito le colonie illegali della Cisgiordania.
Le proteste dei palestinesi sono state immediate, fin dall’annuncio coi primi elementi dell’accordo. I leader di Hamas, nel corso della manifestazione, hanno espresso un insolito sostegno al presidente palestinese Mahmour Abbas, del rivale movimento Fatah, accogliendo la sua richiesta di un incontro con varie fazioni palestinesi. Mentre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, accompagnato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, annunciava alla Casa Bianca il piano Usa per la pace in Medio Oriente, i palestinesi manifestavano nelle città della Cisgiordania e della Striscia di Gaza per far sentire la loro voce contraria all’intesa. Nella città di Nablus, come nel resto della Cisgiordania, migliaia di persone sono scese in strada sventolando la bandiera palestinese e bruciando le foto di Trump.
L’impressione è che si tratti di una nuova e cinica propaganda su un terreno molto delicato, senza un’attenta valutazione degli effetti. Un elemento di ambiguità dell’accordo è il passaggio su Gerusalemme che subito viene definita«capitale indivisa di Israele» per poi riconoscere Gerusalemme est capitale del nuovo Stato di Palestina. Un piano che il tycoon definisce «l’ultima opportunità per raggiungere la pace», mettendoci – in pieno stile mercantile – non meglio definiti progetti di investimento in Cisgiordania.