Restare a casa è l’imperativo che sentiamo dire più volte al giorno da più fonti. Ma per alcune donne significa una condanna a convivere col proprio ʻmostroʼ domestico. È una condizione drammatica che si aggrava in una condizione di imposto isolamento. Convivere in modo totale, senza fughe, con un marito o convivente violento è drammatico. Significa subire minacce, insulti, violenze, senza più avere nemmeno la possibilità di allontanarsi per lavoro o per le commissioni solite. L’allarme lo ha lanciato la rete dei centri antiviolenza presenti in tutta Italia.
La rete registra un crollo delle denunce ma non sono calate le violenze, anzi. La convivenza forzata di solito acuisce le tensioni e le violenze tendono ad aumentare. Le limitazioni agli spostamenti, però, confinano le donne vittime di violenze in una condizione di difficoltà ulteriore rappresentata dalla mancanza del momento per chiamare e quindi un maggior controllo su di loro. Alcuni centri si stanno attrezzando per ricevere le denunce anche via e.mail in modo da evitare tracce telefoniche o di essere sentite. È un’emergenza nell’emergenza la rete antiviolenza, il numero dedicato è il 1522.