Una provocazione per i palestinesi, che rischia di affossare per sempre i negoziati di pace
Proprio nel giorno del 70° anniversario della Nakba (la “catastrofe”), quando più di 700mila palestinesi furono espulsi dalle loro terre e fu costituito lo stato di Israele, e mentre continuano i morti e feriti palestinesi sotto i colpi dei cecchini israeliani durante le ‘Marce del ritorno’ organizzate a Gaza, il presidente americano Trump decide di inaugurare in pompa magna l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, spostandola da Tel Aviv, dove hanno sede tutte le altre rappresentanze diplomatiche.
Si butta così a mare un processo di pace che aspetta da decenni un passo in avanti: dopo la censura del Consiglio di sicurezza e il voto contrario di quasi tutti gli Stati dell’Assemblea generale dell’Onu, incurante dell’isolamento internazionale ma sensibile solo alle richieste dell’alleato Netanyahu, Trump tira diritto nella sua sciagurata decisione.
Un fatto grave e stigmatizzato dalla comunità internazionale che prelude alla proclamazione unilaterale di Gerusalemme – città Santa e contesa – come capitale di Israele.
La comunità internazionale, le Nazioni Unite, l’Unione Europea evitino che l’insipienza e l’autismo politico di un Presidente assediato dagli scandali interni accenda una temibile miccia nella polveriera più pericolosa del mondo.
Roma, 14 maggio 2018