Noi restiamo qui! Nelle settimane, mesi e anni che verranno noi continueremo a ripeterlo perché noi, Italiani senza Cittadinanza, esistiamo, siamo sempre stati qui, e continueremo a combattere contro le ingiustizie di dover chiedere il permesso per vivere in questo nostro paese. La nostra esistenza continuerà a testimoniare lo schiaffo a uno dei diritti più importanti che un paese civile e democratico dovrebbe assicurare ad ogni bambino che cresce in Italia: avere la possibilità di essere cittadino del paese nel quale nasce, cresce, studia, dove si forma la sua personalità, dove si lega alla società; paese nel quale investe i suoi sogni per migliorarlo; paese in cui si forma lo spirito di appartenenza. I valori della Costituzione, della democrazia, dei diritti e della responsabilità sono i nostri valori che abbiamo appreso in Italia, dove siamo cresciuti da cittadini consapevoli, grazie anche alla scuola, pur non essendone noi, formalmente, cittadini: una triste scoperta che facciamo una volta diventati adulti.
Noi siamo la testimonianza del fallimento della politica, della sua inerzia di fronte alla realtà. Una politica incapace di tenere il passo della società, incapace di anteporre agli interessi di breve termine e alle trame elettorali, il bene della società nella sua interezza. Siamo stati divisi dagli altri italiani, siamo stati additati come ‘stranieri’, associati addirittura a chi emigra oggi, pur non avendo noi di fatto mai ‘emigrato’ perché la nostra vita, quello che siamo, è l’Italia. Ma noi restiamo, comunque. Restiamo anche quando le vicende ci costringono a prendere consapevolezza del fatto che siamo e resteremo gli ultimi nell’agenda delle priorità della ‘grande’ politica italiana. L’inserimento della Riforma Cittadinanza all’ultimo punto del calendario e lo scioglimento anticipato delle Camere ne sono un’amara conferma. Siamo stati di nuovo abbandonati. Per qualche ragione noi dobbiamo continuare ad essere stranieri in patria, le nostre vite devono continuare ad essere sospese. Noi restiamo qui, comunque, ma vorremmo che i nostri politici ci dicessero in faccia, guardandoci negli occhi, le ragioni di questo rifiuto. Non vogliamo più scuse, ne abbiamo sentite troppe. Ci è stato detto che i numeri al Senato non c’erano. Allora se non ci sono al Senato, perché i senatori non scendono dalle poltrone per osservare la società? Perché non guardano che ci sono 800mila italiani non riconosciuti? Le dinamiche di esclusione hanno preso il sopravvento e nessuno ha preso a cura il fatto che noi siamo italiani, non riconosciuti, ma italiani. In campagna elettorale noi ‘non serviamo’, non possiamo votare e siamo ‘pure’ figli di immigrati. Ci dicono che ci sono cose più ‘urgenti’: bisogna assicurarsi il consenso per le prossime elezioni, e non importa a quale costo, non importa se ci sono di mezzo le vite dei bambini, non importa quante bugie e scuse bisognerà inventare. E così i ‘compiti non fatti’ e le promesse non mantenute si accumulano, il futuro si allontana, non si vede, ma quello che conta è l’interesse di breve periodo. Ma fino a dove arriveremo con queste logiche?
Noi restiamo, e anche se non possiamo votare, noi continueremo a testimoniare che esistiamo e che siamo italiani, italiani stufi e sconcertati della codardia della politica, incapace di rappresentare gli italiani e operare nel bene della società, per l’ennesima volta messa a tacere. Non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. Ma noi restiamo qui. Restiamo perché l’Italia, la nostra casa, non merita questo! Merita un futuro migliore e anche noi lo meritiamo.