ROMA, 25 GENNAIO 2021 – Sono passati cinque anni dal rapimento e dall’uccisione di Giulio Regeni. Il 25 gennaio del 2016 il ricercatore friulano inviò dall’Egitto il suo ultimo sms. Di lui non si seppe più nulla fino al 3 febbraio, quando il suo cadavere, torturato, fu trovato su una strada tra Il Cairo e Alessandria.
Proprio oggi il caso Regeni sarà discusso nel Consiglio degli Esteri Ue, alla ricerca di una verità ancora ben lontana dopo cinque anni segnati da silenzi, depistaggi e mancate risposte da parte dell’Egitto all’Italia. Anche se nei giorni scorsi la Procura di Roma, che indaga sulla vicenda, ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro agenti dei servizi segreti egiziani coinvolti nell’inchiesta.
In questo doloroso anniversario sono arrivate le importanti parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha chiesto adeguate risposte da parte delle autorità egiziane per giungere alla verità e assicurare alla giustizia chi si è macchiato di un crimine che ha giustamente sollecitato attenzione e solidarietà da parte dell’Unione europea.
La morte di Regeni non riguarda infatti solo l’Italia. E’ una vicenda, assieme a quella di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna in carcere preventivo da quasi un anno al Cairo con l’accusa di propaganda sovversiva, che rimanda alle violazioni dei diritti umani in Egitto.
Ci auguriamo che nel Consiglio degli Esteri Ue di oggi i ministri europei, assieme alle autorità italiane, decidano di muovere altri passi nei confronti dell’Egitto per conoscere la verità su quanto accaduto, per la legalità internazionale e per il rispetto dei diritti umani, valori su cui si fonda l’identità stessa dell’Ue.
Così come vogliamo tornare ad esprimere la nostra vicinanza ai genitori di Giulio Regeni e a quanti si battono da anni per chiedere sia fatta piena luce su un delitto orribile.