Seconda giornata oggi a Parma di Strati della Cultura, l’appuntamento nazionale che l’Arci organizza ogni anno dal 2007 per confrontare le proprie proposte sulla ‘promozione culturale’ con il mondo delle istituzioni, della politica, della cultura.
Una tre giorni di incontri, approfondimenti e proposte, che si concluderà sabato 4 dicembre, per sottolineare l’esigenza di rilanciare le pratiche e i luoghi della socialità culturale e le pratiche creative ed artistiche che animano da sempre la rete associativa, dal nord al sud del Paese. L’Arci si propone come attivatore di “scintille” progettuali che cercano di ricostruire legami sociali attraverso pratiche culturali.
Una di queste “scintille” protagonista oggi a Parma è il progetto La Cultura è la cura, avviato nel maggio scorso e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (Avviso n. 2/2020), con l’obiettivo specifico di promuovere una reazione e una ripresa dei gruppi sociali, specie quelli più vulnerabili ed esposti.
“La Cultura è la cura – sottolinea Greta Barbolini, responsabile Area Progetti, Fundraising e Convenzioni Arci – rappresenta un importante cantiere di innovazione e sperimentazione per un’associazione come Arci che ha nel lavoro di animazione socio culturale di territorio un proprio tratto distintivo. Il progetto, che opera su più livelli, garantirà innanzitutto un ricco pacchetto di occasioni di partecipazione culturale a fasce sociali spesso escluse dal mondo della cultura e in condizioni di marginalità. Le associazioni di territorio si impegneranno a costruire reti miste con soggetti di terzo settore e istituzioni culturali per trasformare l’opportunità del progetto in un forme di collaborazioni più ampie e strutturali. Arci nazionale, anche grazie al supporto di un think tank di esperti che accompagneranno il progetto, individuerà possibili modelli di intervento da definire e mettere a disposizione di tutta l’associazione”.
Destinatari del progetto La Cultura è la cura sono giovani sotto i 35 anni a rischio di marginalità sociale, cittadini con disturbi di salute mentale e anziani (più di 65 anni). 20 i territori interessati: L’Aquila, Catanzaro, Benevento, Bologna e Modena, Trieste, Pavia, Macerata, Collegno e Torino, Brindisi, Siena, Narni, Rovigo e Padova, Roma, Gela, Guspini e Sennori, Trento, Bolzano.
“L’assunto di partenza e la tesi che il progetto vuole dimostrare – prosegue Barbolini – è che la partecipazione culturale è un fattore di salute su cui investire a vantaggio delle persone e delle comunità nel loro insieme, come dimostrano numerosi studi scientifici. Se da un lato è oramai evidente che la povertà culturale e bassi tassi di istruzione vanno di pari passo con maggiori tassi di morbilità in tante patologie e per contro che la fruizione culturale e artistica genera veri e propri benefici di salute, oggettivamente misurabili, è stato con l’irruzione della crisi pandemica che si è unanimemente preso atto che la salute è davvero «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia» come definisce l’Organizzazione mondiale della sanità. E che senza partecipazione culturale -. conclude Barbolini – non vi è vera salute”.