In questi mesi stiamo fronteggiando una nuova e grave crisi dettata dall’emergenza sanitaria. Una crisi che si somma a quella economica e, in generale, ad una situazione già molto complicata per le organizzazioni e gli spazi che si occupano in diverso modo di cultura, spettacolo e socialità. Un comparto che conta migliaia di lavoratrici e lavoratori, di volontarie e volontari, di soci e utenti di diverso genere.
Parliamo di luoghi eterogenei e diffusi su tutto il territorio regionale: circoli, live club, teatri, centri culturali. Realtà che in questi anni hanno sempre dimostrato di mettere la salute delle cittadine e dei cittadini in primo piano, applicando con rigore e con senso di responsabilità le misure di contrasto al Covid messe in atto dalle Istituzioni. E che hanno svolto un ruolo indispensabile per non lasciare mai indietro nessuno, organizzando servizi essenziali per le comunità, per le persone più fragili e colpite dalla crisi economica, per gli anziani e per i più giovani.
Le realtà sociali e culturali rappresentano una risorsa fondamentale per la tenuta del nostro Paese ma questo mondo, oggi in ginocchio, rischia di non rialzarsi. Ad aggravare ulteriormente la situazione, infatti, oggi emerge un fattore che non può non essere preso in considerazione e affrontato con estrema urgenza e attenzione da parte delle Istituzioni. Ci riferiamo al caro energetico che sta travolgendo anche gli spazi sociali e culturali che erano già stremati da capienze ridotte, da un pubblico ridimensionato, da misure restrittive non sempre comprensibili, come nel caso del divieto di somministrazione in concomitanza con le attività di pubblico spettacolo.
Il Costo delle utenze è quasi raddoppiato e questa situazione non rende più sostenibile l’apertura degli spazi, l’organizzazione delle attività, il pagamento del personale.
Di fronte a tutto ciò, notiamo purtroppo un grande silenzio nel dibattito pubblico da parte della stampa e delle Istituzioni. D’altro canto, anche nelle nostre organizzazioni, prevale un generale senso di sconforto e di rassegnazione, di solitudine e di impossibilità di poter cambiare lo stato di cose presente.
Crediamo, però, che ancora una volta sia necessario rispondere a questo quadro di frammentazione unendo le nostre forze ed energie per chiedere risposte urgenti e istituire un luogo di confronto e ascolto con le istituzioni, uno strumento capace di intraprendere misure efficaci, in grado di salvare il settore sociale e culturale, con particolare attenzione al mondo del Terzo Settore e alle lavoratrici e lavoratori del comparto. In quest’ottica va l’organizzazione dell’assemblea pubblica che Arci Emilia-Romagna organizzerà il 17 Febbraio a Bologna, al Mercato Sonato, per discutere, in particolare, della situazione dei live club e del mondo dello spettacolo dal vivo.
Come già accaduto in passato, riteniamo che le amministrazioni locali possano mettere in atto alcune isure compensative per dare ossigeno alle realtà in questa fase emergenziale (ad esempio, interventi sulla Tari e sui canoni nel caso di spazi di proprietà pubblica) e, con uno sguardo di prospettiva, dare via a una nuova fase di co-progettazione insieme a tutto il comparto culturale che tenga conto del contesto economico e sociale e di un’emergenza che rischia di diventare un fenomeno strutturale, puntando a un rinnovamento degli strumenti di finanziamento e a uno snellimento degli adempimenti burocratici.
Allo stesso tempo, così come accaduto in passato, è fondamentale che i sindaci e gli assessori alla cultura delle città metropolitane mettano in evidenza il permanere dello stato di crisi di un intero settore e avanzino la richiesta di misure immediate, dai ristori alla riattivazione della cassa integrazione. Un appello che rivolgiamo innanzitutto ai rappresentanti della Regione e delle amministrazioni locali affinché si facciano promotori di un movimento capace di avanzare proposte a livello nazionale.