In fuga dall’Ucraina | Diario di viaggio della missione Arci/Arcs pt.3
In viaggio verso Lublin, città universitaria vicina al confine con l’Ucraina, un banale inconveniente come il guasto di un treno e il conseguente precipitarsi su un altro binario, si trasforma in un ulteriore dramma per una famiglia ucraina di fianco a noi: una giovane donna, in viaggio insieme alla madre e ai due figli, dimentica sul vagone una delle valigie dove sono raccolti i pochi oggetti di valore che è possibile portare con sé quando si scappa da una guerra. Nel treno, stipato di gente, in gran parte ucraina, l’atmosfera è cupa e silenziosa.
Poche ore dopo il nostro arrivo incontriamo Piotr, coordinatore locale dell’unità di supporto umanitario della Croce Rossa di Lublin. Ci accoglie negli ampi magazzini che la Croce Rossa aveva già messo in piedi per l’emergenza Covid e che oggi sono interamente utilizzati per raccogliere i beni da destinare alla popolazione colpita dalla guerra. Il magazzino funge da centro di smistamento di tutti i principali camion di carichi umanitari diretti verso l’Ucraina.
Piotr senza troppe formalità entra subito nell’operativo: servono soprattutto sacchi a pelo, coperte, prodotti igienico-sanitari perché – ci spiega – nei centri di accoglienza al confine, Dorohusk e Przemyśl, non ci sono le docce e la situazione comincia a diventare rischiosa a causa della diffusione delle prime infezioni. Anche la questione della sicurezza sta diventando cruciale: pochi giorni fa, ad esempio, Piotr ci racconta di una bambina di 13 anni sparita per diverse ore dal centro a cui era stata affidata, perché in cerca della madre e del fratellino ricoverati in un ospedale a causa del Covid. Tra le varie storie dal confine che ci riporta, colpisce la solidarietà mostrata dai/lle polacch* che ogni giorno lasciano passeggini davanti la stazione di Przemyśl: un gesto significativo per agevolare le donne ucraine in arrivo che, nella fretta e nella difficoltà di mettersi in salvo, si portano con sé solo lo stretto indispensabile.
Mentre parliamo con Piotr c’è un via vai di volontar* di tutte le età: dal primo giorno dopo lo scoppio della guerra sono costantemente al lavoro, tanto che la Croce Rossa ha dovuto imporre almeno un giorno di riposo a settimana per evitare un eccessivo sovraccarico psico-fisico.
La preoccupazione per la tenuta fisica ed emotiva delle centinaia di volontar* che si sono attivat* in queste settimane emerge più volte durante i nostri incontri: ne parliamo anche con suor Monika della Caritas Diocesana di Lublino. “Sono tre settimane che siamo in lotta”: esordisce con questa frase al nostro arrivo, in un italiano padroneggiato perfettamente, appreso durante il noviziato a Vicenza. Nella sede della Caritas, non lontana dal centro di Lublin, qualche giorno fa si è recato anche il cardinale polacco Konrad Krajewski, lo stesso che nell’occupazione romana Spin Time, nel 2019, si era coraggiosamente calato nel tombino rompendo i sigilli per riportare la luce a 180 famiglie.
Anche qui i/le volontat* sono impegnat* nello smistamento di pacchi di ogni genere e ci sono lunghe file di persone vicino ai due gazebi allestiti nell’area esterna. Suor Monika, con una determinazione da cui trapela anche una grande angoscia, ci ricorda l’importanza di continuare a donare beni di prima necessità, considerando che diversi prodotti cominciano a scarseggiare anche in Polonia. “Ci prepariamo alla guerra anche qui”, aggiunge amaramente.
La salutiamo promettendole di rimanere in contatto e di fare del nostro meglio per continuare a mantenere l’attenzione alta e promuovere la campagna di raccolta fondi “In fuga dall’Ucraina”, promossa da Arci ed Arcs.