Da oltre 3 mesi, a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, siamo di fronte ad una grave escalation militare con conseguenze imprevedibili. La macchina della guerra, violando tutti i diritti umani, continua ad uccidere e provocare distruzioni senza pietà per le popolazioni civili.
Di fronte a questa tragica realtà, al legittimo diritto alla difesa degli ucraini e alle loro richieste di aiuto, molti governanti sembrano essersi arresi allo schema della guerra continuando a fornire armi, come unica strategia, senza assumere alcuna seria iniziativa di mediazione tra le parti. Siamo immersi nell’esaltazione dell’ideale bellico che non vede alternative tra la “vittoria” e la “sconfitta”.
“Dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo”, dobbiamo essere consapevoli che, di fronte ad un mondo a rischio di guerra nucleare, attraversato da centinaia di guerre diffuse ovunque sul pianeta – alimentate dalla folle corsa al riarmo globale – la via della costruzione della pace con mezzi pacifici non rientra più solo tra le opzioni etiche, bensì rappresenta – per il presente e per il futuro – l’unica opzione politica realistica contro l’autodistruzione.
Ora è il momento che le Istituzioni e la Comunità Internazionale si assumano la responsabilità di lavorare per fermare la guerra, per proteggere veramente le popolazioni civili e creare le condizioni per costruire la pace. Non è vero che l’unica opzione possibile sia quella militare. L’alternativa alla guerra esiste nella misura in cui c’è la volontà politica internazionale di costruirla e darle una chance.
E’ indispensabile rafforzare il ruolo dell’ONU liberandolo dai condizionamenti degli Stati più potenti e richiamandolo alla coerenza con il proprio mandato istituzionale. L’ONU e l’UE devono moltiplicare gli sforzi per avviare un negoziato per la pace in cui tutti, a cominciare dalle grandi potenze, siano chiamati ad affrontare e sciogliere i nodi del conflitto in corso.
Precondizione per un percorso di pace deve essere un immediato cessate il fuoco, una tregua delle operazioni militari, con la diretta collaborazione delle organizzazioni umanitarie internazionali, a partire dalla quale avviare la mediazione possibile.
E mentre tutto il mondo guardava ad est dell’Europa, con paura e incertezza, scoprivamo che il nostro Governo aveva deciso di finanziare la costruzione di una base militare nel mezzo di un Parco naturale, con buona pace del parere dei cittadini, la difesa ambientale, il rilancio sostenibile di quel territorio, la tutela della biodiversità e della qualità della vita di un’area estesa.
Si vogliono per ciò utilizzare risorse provenienti dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione Sociale, che dovrebbero essere invece direzionate in ben altri investimenti pubblici, usando strumentalmente la creazione di una base militare per nascondere una mancanza di idee, progetti e prospettive rafforzare il proprio patrimonio ambientale, artistico e culturale.
Quella della base militare a Coltano è la rinuncia da parte della politica a immaginarsi uno sviluppo che non passi dalla devastazione ambientale, dalla cementificazione e da una militarizzazione delle comunità ed è anche la fine della politica come motore che cambia il mondo e la storia.
Vent’anni fa, Tom Benetollo usava la metafora dei “lampadieri che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata alla spalla, con il lume in cima. […]”. Come quei lampadieri oggi la società civile organizzata, le cittadine e i cittadini debbono sollecitare e pretendere ovunque – in Italia, in Europa, nel mondo – che si realizzino politiche attive di pace.
Per questo il 2 Giugno vogliamo che sia la Festa della Repubblica che “ripudia la guerra”, in ottemperanza alla nostra Costituzione. Una Repubblica che ripudia la guerra e la sua preparazione e, invece di aumentare le spese militari, imposti coerenti politiche attive di pace come perno della politica nazionale e internazionale.
Disarmo, riconversione sociale delle spese militari, riconversione civile delle basi militari e dell’industria bellica, adesione al Trattato di proibizione delle armi nucleari, costruzione della difesa civile non armata e nonviolenta e dei corpi civili di Pace, sono alcuni dei progetti – ragionevoli e realistici – che i movimenti per la pace, il disarmo e la nonviolenza hanno già messo sui tavoli della politica e delle Istituzioni.
Per questo l’ARCI ha co-promosso – insieme a tante altre organizzazioni, reti e movimenti, locali e nazionali – e parteciperà il 1° giugno, a Bologna in Piazza Maggiore, e il 2 giugno, a Coltano (PI) alla Villa Medicea, a 2 delle numerose iniziative che si sono organizzate in tutto il Paese.
“Qualcuno ci prova. Non per eroismo, non per narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita. Per quello che si è”.