I massacri razzisti e l'impunità devono cessare alle frontiere tra Marocco e Spagna
Il 22 giugno la Commissione europea ha accolto con favore i progressi compiuti sul Patto sulla migrazione e l’asilo, un nuovo strumento securitario, e gli Stati membri dell’Unione europea (UE) hanno concordato sull’importanza di campi e di procedure accelerate a tutte le frontiere. Due giorni dopo, si è verificato un nuovo massacro razzista di dimensioni senza precedenti al confine tra Marocco e Spagna, un ulteriore passo avanti nella guerra ai/lle migranti condotta per decenni dall’UE, dai suoi Stati membri e dai suoi partner.
Il 24 giugno 2022, mentre cittadini dell’Africa centrale, occidentale e orientale tentavano di attraversare le barriere dell’enclave spagnola di Melilla, la brutalità delle guardie di frontiera militari spagnole e marocchine ha causato la morte di almeno 27 persone e più di 300 ferit[1]i.
Questo massacro è un parossismo della guerra contro i migranti neri razzializzati che è stata condotta dagli anni ’90 ai confini tra Spagna e Marocco ed è un ulteriore esempio della licenza di uccidere data alla Guardia Civil spagnola e alle forze ausiliarie marocchine per “difendere” i confini spagnoli ed europei.
Quest’ultimo episodio di estrema violenza evidenzia anche un continuo processo di brutalizzazione delle frontiere. Sono sempre più frequenti le forme di violenza diretta ed evidente perpetrate sul territorio dell’UE o alle sue porte (Turchia/Grecia marzo 2020, Marocco/Spagna maggio 2021, Bielorussia/Polonia agosto 2021, ma anche Balcani, Libia…). Il rischio è che il ripetersi di queste violenze legittimi e normalizzi questo tipo di pratiche.
Le immagini e i video insopportabili realizzati sul posto dall’Associazione marocchina per i diritti umani – Sezione di Nador, documentano, ancora una volta, i massacri razzisti perpetrati a questa frontiera, orchestrati dalle autorità spagnole e marocchine, con l’appoggio dell’Unione Europea, nella più totale impunità, da decenn[2]i. La violenza fisica e simbolica messa in atto è inaudita. Il trattamento dei corpi dei defunti la dice lunga sul processo di disumanizzazione in atto al confine.
Grazie all’instancabile lavoro dei gruppi di difesa dei diritti umani su entrambi i lati del confine, sono state raccolte prove evidenti degli eventi che hanno portato a questo massacro:
Venerdì 24 giugno, quasi 2000 persone – secondo le autorità spagnole – si sono avvicinate al perimetro di confine di Melilla (zona di Barrio Chino). Di questi, si ritiene che 500 abbiano cercato di attraversare le recinzioni di confine dell’enclave. 133 persone, soprattutto uomini di nazionalità sudanese e ciadiana, sono riuscite a entrare a Melilla.
Da entrambi i lati del confine, la reazione della polizia è stata estremamente violenta. Secondo le associazioni spagnole,[3] gli agenti della Guardia Civil hanno sparato fumogeni contro le persone sulle barriere, causando caos, pericolo immediato e possibili cadute.
La sezione di Nador dell’Associazione marocchina per i diritti umani (AMDH) riferisce di repressioni fisiche (percosse, uso di manganelli) alla barriera di confine e, sul lato marocchino, di una pila di corpi degli arrestati, insieme a persone vive – ma in molti casi gravemente ferite – e cadaveri. Secondo l’AMDH, le modalità di intervento delle forze dell’ordine marocchine e la mancata assistenza alle persone in una situazione di grande pericolo, avrebbero aggravato il macabro bilancio.[4] L’AMDH ha dichiarato che 27 corpi si trovavano nell’obitorio della città marocchina di confine di Nador, ma che il numero totale di morti è certamente più alto. Quel giorno sarebbero stati uccisi anche due agenti di polizia marocchini.
Solo indagini adeguate su entrambi i lati del confine potranno chiarire i fatti e attribuire le responsabilità.
Le organizzazioni marocchine per i diritti umani sottolineano anche l’aumento degli arresti, dei controlli a tappeto nei campi e degli spostamenti forzati degli esuli, soprattutto nelle ultime settimane. Le organizzazioni stabiliscono un legame diretto tra questo rafforzamento della repressione e la ripresa della cooperazione di sicurezza tra Spagna e Marocco nel marzo 2022, dopo una crisi diplomatica tra i due Paesi. Le associazioni ricordano le vessazioni e le sistematiche forme di violenza che i migranti della regione di Nador subiscono da anni: privazione dell'”accesso ai farmaci, […] alle cure, […] campi bruciati e, […] proprietà saccheggiate, […] distruzione dei magri generi alimentari e persino della poca acqua potabile a loro disposizione nei campi […] viene confiscata »[5].
In una conferenza stampa del 25 giugno 2022, il primo ministro spagnolo socialista Pedro Sanchez ha legittimato le azioni che hanno portato a questo massacro, partecipando al processo di normalizzazione di questa violenza di confine. Si è congratulato con le forze armate e il governo marocchino per il “lavoro svolto alla frontiera” e per aver impedito il tentativo di attraversare la barriera di confine. Inoltre, il silenzio generale delle autorità europee di fronte all’orrore delle immagini e alla situazione di Melilla testimonia il loro cinismo, pronti a rinunciare a tutto piuttosto che mettere in discussione l’attuale sistema migratorio, securitario e criminale.
La responsabilità del massacro di Melilla non è solo della Spagna e del Marocco. Volendo mantenere l’illusione di compatibilità tra le politiche di immigrazione che l’UE persegue da decenni e il rispetto dei diritti umani, tutti i leader degli Stati membri e delle istituzioni europee sono colpevoli. Colpevoli di mantenere un regime migratorio che può solo produrre violenza razzista alle frontiere. Lontano dalle barriere di confine di Melilla, la scelta di Bruxelles e delle capitali europee di escludere la stragrande maggioranza dei cittadini africani dalla possibilità di entrare regolarmente nel territorio europeo crea le condizioni strutturali per questo tipo di dramma, che si ripete da oltre 20 anni. Il contrasto con l’accoglienza riservata dal marzo 2022 alle persone in fuga dall’Ucraina illustra ulteriormente l’aspetto razzista di questi drammi[6].
Inoltre, le dichiarazioni delle autorità[7] che indicano la responsabilità delle “mafie” nella tragedia del 24 giugno sono infondate e ipocrite. I tentativi di attraversare le barriere di confine di Ceuta e Melilla sono stati, a partire dagli anni ’90, forme di resistenza collettiva e di autodifesa contro un ordine migratorio razzista.
Le frontiere militarizzate a scopo anti-migratorio uccidono: i massacri razzisti di esuli causati dalle politiche migratorie degli Stati europei e dei loro partner devono cessare.
Chiediamo :
– Che venga condotta un’indagine sugli eventi del 24 giugno 2022 e sulle responsabilità delle forze di polizia spagnole e marocchine nella morte di queste persone, al fine di far luce sulle circostanze di questo massacro e sulle responsabilità coinvolte.
– Che venga effettuato un esame forense sistematico dei corpi delle vittime e che venga aperta un’indagine sulle cause del decesso per definire le responsabilità, al fine di garantire l’accesso alla giustizia e alla verità per le persone decedute e per le vittime di aggressioni e percosse nel tentativo di attraversare le frontiere.
– Rispetto e dignità per le vittime della guerra dell’UE ai migranti e per i loro parenti, facendosi carico dell’identificazione di ogni vittima, della ricerca e dell’informazione delle loro famiglie, nonché del rimpatrio dei corpi per la sepoltura.
– Accesso alle informazioni per la società civile e i giornalisti, per garantire il diritto della società civile di accedere a informazioni trasparenti e indipendenti sulle circostanze di questa tragedia e sulle responsabilità coinvolte.
– L’effettiva attuazione, in nome del principio di uguaglianza, della libertà di spostarsi e di stabilirsi in un altro paese per tutti/e, che è un corollario indispensabile della difesa dei diritti dei/lle migranti [8].
Pubblicazioni di Migreurop e dei suoi membri sulla violenza alle frontiere di Ceuta e Melilla dagli anni 2000:
–Ceuta et Melilla : l’UE déclare la guerre aux migrants et aux réfugiés (2005)
–Le Livre noir de Ceuta et Melilla. La politique européenne d’asile et d’immigration tue ! (2006)
–La chasse aux migrants aux frontières sud de l’Europe (2007)
–Recrudescence de la répression envers les migrants au Maroc (2012)
–Campagne n°9 « Stop aux violences aux frontières » (2013)
–« Ceuta et Melilla : centres de tri à ciel ouvert aux portes de l’Afrique » Rapport inter-associatif (2015)
–Situation alarmante à Nador (2017)
–6 février 2014 : Massacre de Tarajal. Le permis de tuer des gardes-frontières (2018)
–Coûts et blessures, rapport du GADEM (2018)
–Vie à la nécrofrontière, rapport de Caminando Fronteras (2020)
-L’Espagne et le Maroc renouvellent leur coopération en matière de sécurité en liant crime organisé et immigration « irrégulière » (2022)
[1] Il numero esatto di persone morte non è ancora noto al momento della stesura di questo articolo.
[2] Si vedano i rapporti e i comunicati stampa di Migreurop e dei suoi membri sui massacri del 2005, elencati dopo il comunicato stampa nell’articolo.
[3] “Violencia policial española y marroquí en la valla de Melillaz”, comunicato stampa delle associazioni Geum Doudou, Iridia, No Nam Kitchen, Novact, Solidary Wheels e SOS Refugiados Europa del 24 giugno 2022; comunicato stampa dell’associazione Elín pubblicato il 25 giugno 2022 sulla sua pagina Facebook
[4] Secondo l’AMDH, sul versante marocchino le ambulanze hanno impiegato più di 9 ore per venire a salvare i sopravvissuti della fossa comune. Anche sul versante spagnolo i servizi di soccorso hanno tardato a mobilitarsi.
[5] Extrait du communiqué de presse « 29 morts aux frontières européennes : L’accord Espagne-Maroc sur l’immigration tue ! », publié le 25 juin 2022 par l’Association marocaine des droits humains, Attac Maroc, l’association AMSV, le Collectif des communautés subsahariennes au Maroc et Caminando Fronteras.
[6] « Accueil sélectif aux frontières européennes : du racisme des politiques migratoires », Communiqué Migreurop, 22 mars 2022
[7] “El Gobierno “lamenta” las muertes en Melilla pero evita di criticare a Marruecos y culpa a las mafias”, El País, 27 juin 2022
[8] Migreurop, Liberté de circulation pour toutes et tous, 6 octobre 2021