«Un progetto che ha saputo mettere assieme giovani generazioni e anziani del nostro paese di fronte a forme di cultura e arte che la pandemia ha messo in ombra».
A laboratori appena conclusi, il sindaco di Santa Caterina dello Ionio, Francesco Severino, parla così del progetto “La cultura è la cura” gestito dal locale circolo Arci targato Gianni Aversa. Costante la supervisione dei vertici provinciali e regionali dell’Associazione ricreativa e culturale italiana, palpabile la soddisfazione del primo cittadino che nella cultura sembra proprio vedere uno strumento di «ripartenza».
Sullo sfondo esperienze teatrali, musicali ed enogastronomiche servite anche ad arginare il rischio solitudine acuito dal periodo pandemico. Ecco perché il sindaco riconosce: «Siamo reduci di un periodo buio. Il Covid ha messo in ginocchio le nostre vite e la nostra quotidianità colpendo soprattutto gli anziani che hanno sofferto la solitudine e l’abbandono». Rischio scongiurato però perché Severino fa notare: «Come amministrazione, anche attraverso l’Arci e il Centro di aggregazione sociale Aps “I gabbiani”, non abbiamo mai lasciato sole le fasce deboli della società». E il progetto “La Cultura è la Cura” sembra essere stata davvero la chicca di un lavoro complesso. È lo stesso sindaco, in effetti, a ribadire: «Grazie a tale progetto questo lavoro è proseguito in maniera incisiva tant’è che giovani e anziane, ovvero le categorie più colpite dalla pandemia, sono tornati a essere protagonisti».
Il primo cittadino getta dunque il cuore oltre l’ostacolo consapevole dell’esigenza di consolidare una ripartenza che – dice senza remore – «non può non passare dalla cultura, la vera bussola che consente di orientarsi all’interno della società».
A inorgoglire il primo cittadino anche la recente costituzione, proprio nel comune che guida, del Centro di innovazione sociale e mutualità. «Questo riconoscimento – ha sottolineato – premia tutti gli sforzi del presidente Gianni Aversa e del suo direttivo che ringrazio particolarmente per l’instancabile impegno e per la sensibilità con la quale si occupano delle fasce deboli della nostra comunità».
Fermo l’augurio: «Che sia soltanto l’inizio di tante iniziative volte alla promozione della condivisione e della socialità come cura e crescita della persona».