«Siamo scossi e turbati dalla sentenza nel processo di secondo grado ai neofascisti del Veneto Fronte Skinhead che irruppero in una riunione di Como senza frontiere, circondando i/le partecipanti e imponendo l’ascolto di un proclama farneticante.
L’Arci è parte della Rete Como senza Frontiere e ha collaborato alla su nascita e crescita condividendo l’obiettivo comune di lotta al razzismo, alle discriminazioni, al neofascismo che sono aspetti diversi della stessa brutalità politica.
Noi quella sera, il 28 novembre del 2017, eravamo con Como senza Frontiere in quella riunione che si teneva in uno spazio comunale a Como. Abbiamo condiviso l’ansia di tutte/i i/le presenti, perché non era possibile valutare fino a che punto si sarebbe espressa la violenza degli aggressori. L’Arci quella sera documentò l’irruzione con un video di Arci ecoinformazioni, che successivamente fece il giro di tutte le televisioni, dimostrando quanto brutale fosse stata l’aggressione.
Noi insieme alla rete Como senza Frontiere, ai partiti della sinistra, alla Cgil, all’Anpi, a tanta parte del Terzo settore fummo subito in piazza per denunciare la gravità di quanto accaduto e accogliemmo con soddisfazione che alla nostra organizzazione fosse riconosciuto dal Giudice del Tribunale di Como il diritto a essere parte civile nel processo. E ancora con tutto l’antifascismo lariano seguimmo con manifestazioni le diverse fasi del Processo che in primo grado comminò pene severe agli aggressori.
Dovere prendere atto oggi della sentenza di Appello che assolve i responsabili dell’azione squadrista perché “il fatto non sussiste” ci sembra non solo surreale e ingiusto, ma anche foriero di ulteriori violenze squadriste.
È gravissimo infatti che l’intimidazione e la violenza politica non venga riconosciuta in Secondo grado come reato, e preoccupa che siano state ignorate le parole chiare della Procuratrice generale al processo di secondo grado che nel chiedere la conferma delle condanne ha ricordato la Costituzione.
Attendiamo le motivazioni dell’imprevista e imprevedibile sentenza della Seconda sezione penale della Corte d’Appello, convinti che tale sentenza debba avere come risposta un ancora più grande impegno dell’Arci per l’affermazione dei valori della Costituzione nata dalla Resistenza».
[Gianpaolo Rosso, presidente Arci Como; Massimo Cortesi, presidente Arci Lombardia; Walter Massa, presidente Arci nazionale]