Rispondere ai bisogni reali invece che inventare falsi allarmi ogni giorno: anche questa è una delle richieste alla base della piattaforma della Manifestazione “La via Maestra” che invaderà le strade di Roma Sabato 7 ottobre.
Per noi che ci occupiamo di bambinɜ, ragazzɜ e famiglie, rispondere ai bisogni reali significa anche lavorare per un’educazione di qualità, e per una presa in carico dellɜ minori che sappia rispondere ai dati angoscianti che riguardano la dispersione scolastica e la povertà minorile nel nostro paese (l’Italia è il sesto paese europeo per dispersione scolastica, con un dato medio che si assesta intorno al 13%, e il quinto per povertà assoluta e relativa, con quasi 5 milioni di famiglie coinvolte).
Alla base di una risposta profonda e democratica che sappia fronteggiare disastro sociale in continuo peggioramento, è innanzitutto necessario un investimento duraturo e profondo sulla scuola pubblica e sui nidi d’infanzia. Un investimento che non si limiti a investire sulle strutture, grazie al PNRR, ma sostenga (a livello nazionale, e attraverso gli enti locali) l’inserimento di nuovo personale nella scuola. Soltanto così sarà possibile accogliere lɜ bambinɜ all’interno di spazi educativi dedicati, pensati, curati, e che offrano un tempo pieno di qualità.
Parallelamente, però, è necessario ripensare e strutturare un tempo educativo anche al di fuori del tempo scuola. I bisogni dellɜ bambinɜ sono profondamente mutati: le città non offrono più spazi per il gioco libero, e le famiglie sono schiacciate da tempi di lavoro sempre più complessi e parcellizzati.
Per continuare a costruire un mondo che preveda uno spazio per lɜ più piccolɜ e per lɜ più giovani è necessario costruire un’alleanza tra i luoghi di educazione formale (la scuola) e quelli di educazione non formale (spazi aggregativi, ludoteche, circoli, parrocchie, biblioteche di quartiere, proposte outdoor…) per costruire una rete capace di offrire occasioni educative di partecipazione. Perché questo succeda è necessario ribaltare il parametro, costruendo le proposte a partire dal concetto di “cura” e non da quello di “servizio”, e soprattutto sostenere con continuità le realtà territoriali che si occupano di questa complicata ma bellissima manutenzione della comunità educante.
Arci sarà in piazza, il 7 ottobre, anche attraverso la presenza delle centinaia di sociɜ che ogni giorno lavorano con lɜ bambinɜ, lɜ ragazzɜ e le famiglie: una presenza diffusa, capillare, senza la quale i dati di povertà economica, dispersione scolastica e povertà educativa sarebbero ancora più drammatici.
La nostra “Via Maestra” è la cura nei confronti delle nuove generazioni per le quali desideriamo e immaginiamo un futuro. Saremo in piazza a ribadire con forza che pensare allɜ giovani utilizzando soltanto il metro della repressione – come quella del “Modello Caivano” – non è soltanto una scelta profondamente inutile, ma anche ferocemente dannosa.