Sono sull’aereo di ritorno insieme a quasi tutta la delegazione della carovana. I sentimenti sono contrastanti; stanchezza fisica mista ad una fatica emotiva. Gioia per tornare a casa e senso di frustrazione per essere venuto via. Pure la rabbia di ieri non si è sopita. Non è la prima volta che mi capita ma stavolta la sento di più.
La giornata di oggi è passata veloce; prima la visita all’ospedale italiano gestito dalle suore comboniane, 29 persone uscite dalla striscia in cura per problemi sanitari. Poi diversi incontri, quello tra la Lega Araba e i parlamentari, infine la Mezzaluna Rossa palestinese.
La situazione è drammatica – e questo ormai lo sappiamo – ma non è secondario metterlo in evidenza. Il valore aggiunto della Carovana per Gaza è stato portare nel nostro paese ciò che succede nella realtà, ribaltando una narrazione mediatica insufficiente quando non travisata. Dobbiamo andare avanti in questo lavoro e fare in modo che la Carovana arrivi in molti luoghi del nostro Paese per raccontare il livello di disumanità, sadismo e indifferenza caduto su questo pianeta. Questa non è una guerra tra eserciti che si contrappongono. È quello che ci hanno raccontato e abbiamo visto laggiù: il massacro di un popolo nel silenzio più totale. La storia non sarà tenera con noi.
In molti mi state scrivendo che cosa si può fare; sono diverse le cose che possiamo mettere in campo ma oggi la più importante, quella che tutti insistentemente ci hanno chiesto è battersi per il cessate il fuoco, permettere agli aiuti umanitari di entrare, curare chi ha bisogno di essere curato e liberare la striscia. E che venga riconosciuto lo Stato di Palestina. C’è bisogno di alzare la voce, la testa e ritrovare quel coraggio capace di contaminare e non di escludere.
Le parole di Walter Massa, presidente nazionale Arci