20 March 2024
![](https://www.arci.it/app/uploads/2024/03/guerra-politica_Tavola-disegno-1.png)
Ieri il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha scritto nero su bianco che l’Unione Europea “deve passare alla modalità economia di guerra”.
“Bisogna fermare la Russia, altrimenti saremo i prossimi”, ha proseguito Michel.
Quelle di Michel sono la fotocopia delle dichiarazioni recenti del Segretario Generale della Nato Stoltenberg, della Presidente della Commissione Europea e di molti altri leader europei.
E non sono solo parole: l’Unione Europea sta trovando miliardi aggiuntivi per gli aiuti militari a Kiev, impegna gli Stati Membri ad aumentare le spese militari e vara un vasto programma di riarmo congiunto europeo.
Nel frattempo Macron propone di inviare soldati Nato al fronte, la Polonia costruisce bunker, e in diversi paesi si torna a parlare di leva obbligatoria.
Ci stanno portando davvero a combattere.
Sono passati più di due anni dall’invasione russa dell’Ucraina. La situazione sul campo dimostra chiaramente che una vittoria militare è possibile solo allargando la guerra, e rendendola globale.
E nessuno, nella leadership europea, dice la sola cosa giusta: che l’unica soluzione possibile è il negoziato, per risolvere il conflitto sulla base del diritto internazionale. Come sarebbe stato obbligatorio proporre sin dal primo giorno.
Alla guerra non si risponde con la guerra: alla guerra si risponde con la politica.
È l’unico modo per non essere sconfitti.
L’isteria guerrafondaia dei leader europei va fermata.
Non agite in nostro nome. E non ci arruolerete mai.
#CessateilFuoco. Negoziato per una #pacegiusta. Rispetto del diritto internazionale.
In Ucraina. A Gaza. In tutto il mondo.