L’Est: lo conosciamo poco e non interessa granché. Quando si pensa all’Europa, la mente ancora corre a pochi paesi occidentali. L’Europa orientale e balcanica continua ad essere quasi un mistero, come se un Muro di Berlino invisibile continuasse a separarci.
Eppure è evidente che lì si gioca una partita determinante, per il segno che l’Europa avrà nei prossimi anni. In Ucraina si combatte la prima guerra europea del terzo millennio. Contro le resistenze del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) si è schiantata l’accoglienza dei profughi.
L’11 novembre l’Europa democratica ha avuto un brivido, di fronte alla marcia dei sessantamila a Varsavia. «Polonia pura, Polonia bianca», un enorme raduno di neo-fascisti e neo-nazisti, con delegazioni da tutta Europa. Il ministro dell’interno si è detto «fiero della partecipazione di tanti polacchi». Un mese prima, l’8 ottobre, un milione di fedeli sostenuti dal governo avevano partecipato al ‘rosario alla frontiera’, una catena umana ai confini contro l’islamizzazione dell’Europa – in un’atmosfera medioevale, con le immagini sacre e le statue portate a spalla fra i boschi e sulle spiagge. Il 5 ottobre, il giorno dopo la grande manifestazione delle donne polacche per il diritto all’aborto, la polizia ha fatto irruzione nelle sedi dei due movimenti femministi più attivi a Varsavia e in altre tre città. Sono stati sequestrati documenti, computer e archivi digitali.
Amnesty International ha aperto un dossier Polonia, e documenta violazioni dei diritti dell’opposizione sociale democratica: limiti al diritto di manifestazione, repressione, intimidazioni, sorveglianza, perquisizioni perfino in casa.
In queste ore, sta circolando un appello dello Sciopero delle Donne Polacche, la coalizione che ha vinto nel 2016 la lotta contro il divieto totale di aborto. Il comunicato denuncia le violenze subite da attiviste e militanti durante le contro-manifestazioni dell’11 novembre, e chiede solidarietà internazionale. Il 18 e 19 novembre a Varsavia si terrà il Forum per il Futuro della Cultura, contro un governo che trasforma la cultura polacca in uno specchio del patriottismo ultra-nazionalista e dei valori cristiani tradizionali. L’anno scorso ha riunito tremila persone. Il Teatro Powszecny che lo promuove è stato oggetto di un attacco estremista nello scorso maggio. Anche in questo caso, si fa appello alla solidarietà internazionale. C’è un’altra Polonia, come esiste un’altra Ungheria, un’altra Romania, altri Balcani. La storia dell’Europa dell’Est non è solo totalitarismo, illiberalismo, occupazioni militari del passato e invasione neo-liberista del presente. È anche una storia democratica, progressista, multiculturale e multireligiosa. C’è una nuova generazione che la sta riprendendo in mano e innovandola, per resistere e reagire. Stanno difendendo il loro futuro, e anche quello di tutti noi europei.
L’Arci farà il possibile per sostenerli. Combattiamo contro gli stessi mostri, ovunque nella nostra Europa. È interesse di tutti e tutte fare altrettanto.