Approvato dalla camera il ddl sull’uso terapeutico della cannabis. Le reazioni sono molteplici e dalle mille sfaccettature. Molte sono le voci che si levano esprimendo apprezzamento e soddisfazione per aver costruito un tassello importante, un diritto per chi chiede di ricorrere alle terapie del dolore e per chi subisce malattie invalidanti o terminali. Il ddl sulla cannabis terapeutica approvato alla camera garantisce ai pazienti equità di accesso, stabilisce la copertura a carico del sistema sanitario nazionale nei casi di utilizzo di cannabis per le terapie del dolore, promuove la ricerca scientifica e definisce criteri unici per l’utilizzo su scala nazionale. Coltivazione, trasformazione e distribuzione vengono affidate allo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze.
Rimane tuttavia l’amarezza per un’occasione persa, la consapevolezza di aver scelto una soluzione al ribasso, rinunciando ad avviare una vera discussione sulla legalizzazione della cannabis e sul fallimento delle politiche proibizionistiche. Ad affossare la discussione sulla legalizzazione della cannabis non sono stati questa volta gli strali lanciati dai banchi di Alternativa Popolare e Nuovo centro destra, che ci hanno ormai abituato ad un fronte massiccio di ostruzionismo come è stato per i ddl sulle unioni civili e sul testamento biologico, ma una vera e propria scelta politica. La scelta di rimuovere totalmente dal dibattito parlamentare il lavoro avviato con l’Intergruppo cannabis legale e le oltre 60mila firme raccolte per una proposta di legge d’iniziativa popolare per la regolamentazione legale della produzione, consumo e commercio della cannabis e suoi derivati. È di fine luglio l’appello dei Radicali alle Commissioni giustizia ed affari sociali affinchè venisse rigettata la proposta di stralcio sull’uso terapeutico e si riprendesse il lavoro ormai incagliato delle commissioni. Un appello caduto nel vuoto.
Ancora una volta dunque cogliamo un sentimento diffuso di delusione o forse – e ci spaventa molto di più – di rassegnazione per una discussione rimossa per paura di strappi o tensioni. Una discussione che avrebbe avuto oggi nel paese, forse per la prima volta, nuove consapevolezze da parte anche della magistratura e della Direzione nazionale antimafia nell’ottica del contrasto ad un mercato ad oggi completamente in mano alle organizzazioni criminali e della destinazione di risorse alla prevenzione e riduzione del danno. Una discussione mancata che rimarrà a prender polvere in qualche cassetto per qualche decennio, così come tutte le battaglie per i diritti in questo paese.