Umanità e civiltà non vanno considerati un optional valido solo in alcuni casi, ma vanno garantiti a ogni essere umano
Si chiamava Sacko Soumaila, aveva 29 anni, era regolare in Italia ed era originario del Mali. Era un sindacalista dell’ Unione sindacale di base (Usb) ed era sempre in prima linea per difendere i diritti dei lavoratori immigrati di Gioia Tauro, sfruttati e costretti a vivere nelle baraccopoli tenute su da pezzi di lamiere.
Ed era proprio la lamiera per aiutare due amici a rinforzare la loro baracca quella che Soumali stava andando a prendere, non rubare, perché quella zona è una discarica a cielo aperto dove i rifiuti sono abbandonati senza nessuna proprietà.
Colpito alla testa, Soumali è morto in ospedale e ora gli investigatori stanno lavorando per individuare il colpevole.
Ancora un episodio di violenza finita nel peggiore dei modi, in quella piana di Gioia Tauro dove i migranti lavorano nei campi per pochi euro al giorno, senza nessun rispetto per i propri diritti (anche quello a un salario equo e un orario di lavoro umano) e per la propria dignità. Nonostante le promesse delle autorità dopo la rivolta di Rosarno, sono costretti ancora a vivere in baraccopoli tirate su alla meglio, senza servizi igienici, senza acqua corrente, veri e propri ghetti che periodicamente le autorità minacciano di buttar giù.
Un bell’esordio per il nuovo ministro dell’Interno, che non una parola ha speso su questa tragica vicenda.
Chiediamo che finalmente si offra una sistemazione dignitosa a questi lavoratori, che si rispetti il diritto al salario e all’orario di lavoro previsto per i lavoratori agricoli da contratto nazionale.
Chiediamo che venga prestato aiuto alla famiglia del giovane ucciso, e ai parenti dei feriti.
Chiediamo che umanità e civiltà non vengano considerati un optional valido solo in alcuni casi, ma che vengano garantiti a ogni essere umano.