Preso atto dell’importanza della questione del cambiamento climatico, tema trasversale e includente, de facto, di ogni aspetto dell’attività umana e della necessità di farne elemento imprescindibile dell’agire di chiunque si voglia porre come soggetto progressista e critico rispetto al modello neoliberista;
Vista la capacità aggregativa che il tema dimostra quando si accetta la sfida di affrontarlo in maniera sistemica, crediamo che l’Associazione abbia la necessità e il dovere di declinare la questione climatica in ogni sua azione, facendone elemento contenutistico forte, di coerenza e identità, potenziando gli strumenti a disposizione.
Occorre dunque far emergere la visione dell’associazione sui temi ambientali attraverso l’agire quotidiano delle buone pratiche al suo interno, dalle basi associative, attraverso le articolazioni territoriali e fino ai propri organismi dirigenti.
Risulta fondamentale consolidare i rapporti con quelle organizzazioni che fanno della giustizia ambientale il centro del loro agire, partecipando attivamente alle reti di convergenza con questi soggetti.
D’altro canto riteniamo necessaria la valorizzazione dei rapporti con quei soggetti collettivi informali che possano istituzionalizzare le proprie istanze nell’Arci, includendo esperienze e buone pratiche, che non hanno uno spazio politico proprio, in un processo virtuoso che intreccia il perseguimento dell’obbiettivo ‘climatico’ e quello del radicamento territoriale.
Sullo sfondo abbiamo infatti una realtà di sfruttamento territoriale, come pratica ormai consolidata di politica economica, numerose sono le opere contestate ed i relativi movimenti di autodeterminazione delle comunità, nati in opposizione alle stesse e al modello di sviluppo economico che le legittima.
Tali opere sono state create in assenza di una valutazione preventiva circa possibili metodi di sviluppo alternativo esistenti e praticabili, ma soprattutto efficaci anche ai fini di salvaguardia e tutela dei territori su cui invece insistono, deturpandoli e sottraendoli alla fruizione delle comunità che li abitano.
È proprio a causa dello sfruttamento scellerato delle risorse territoriali in seguito all’avvento del neoliberismo che le comunità si sono unite a difesa dei territori e dei diritti fondamentali alla salute e alla salubrità dell’ambiente, dando vita a un circuito di movimenti, spesso in rete tra di loro, attenti alle esigenze ed alle problematiche territoriali indotte da queste pratiche inquinanti, le quali si radicano sempre negli interessi di grandi multinazionali, che si muovono facilitate dalla compiacenza dei partiti di governo e che poco sono interessate ai risvolti negativi che ne conseguono.
Esempio lampante ne è il tentativo, non poco osteggiato dai cittadini, ma sempre incombente, della costruzione di un inceneritore nella Valle del Mela, cui fa da grande argine il Movimento No Inceneritori.
Analogamente, nel corso degli anni, abbiamo assistito alla progressiva militarizzazione di vaste aree del territorio: basti pensare ai casi della TAV in Val Susa, il TAP che dalla Puglia toccherà ben 11 regioni per arrivare fino in Lombardia dopo aver attraversato le zone ad alto rischio sismico della dorsale appenninica, o ancora i porti di Catania, Messina, Augusta, Pozzallo, la base di Sigonella e tanti altri. L’Arci e i movimenti hanno risposto con pratiche di contrasto alla militarizzazione e sensibilizzazione della cittadinanza.
L’associazione ha ritenuto necessario darsi un ruolo coadiuvante anche all’interno dei Movimenti mediando tra le diverse anime che li compongono, riconoscendo e vivendo le differenze e i problemi che ne scaturiscono, promuovendo assemblee popolari informative e propositive, e collaborando con i comitati ambientalisti cittadini, nella convinzione che l’unione sia l’elemento più importante per una battaglia dal finale positivo.
In base a modelli come questo, crediamo sia grande la responsabilità ed il contributo che l’Arci, come associazione esistente sul territorio nazionale, attenta alle problematiche sociali, ambientali e politiche, ma anche nel suo ruolo di associazione culturale, dovrà dare alle lotte di difesa dei territori.
L’Arci non può sottrarsi alla sfida.
L’azione politica di partecipazione ai movimenti di difesa territoriale dovrà, in una visione più larga, attraversare quindi tutta l’associazione, ripartendo dai propri circoli e dall’attività che essi dovranno avere sul proprio territorio.
Allo stesso tempo deve proseguire nello sviluppo e nel sostegno politico ed economico delle attività della commissione competente, garantendo continuità a questo gruppo di lavoro attraverso: seminari tematici, mappatura delle vertenze e degli esempi virtuosi già presenti nei territori, azioni contro gli sprechi alimentari e per la sovranità alimentare ecologicamente sostenibile, promozione delle pratiche volte alla transizione energetica e verso l’economia circolare, sostegno attivo al turismo responsabile, formazione sistematica e continua dei propri dirigenti.