Dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci
Cristina Cattafesta si batte da tutta la vita per i diritti delle persone, delle donne in particolare. Era in Turchia per seguire le elezioni, per verificare che nelle zone curde – da sempre oggetto di repressione da parte del governo di Ankara – non ci fossero brogli e violenze.
È stata fermata, accusata di complicità con “i terroristi” del Pkk (proprio lei che da tutta la vita si batte contro la guerra e contro la violenza) e ora è stata rinchiusa in un “centro di smistamento”, l’equivalente dei nostri Cie, in attesa di essere espulsa. Secondo le leggi turche potrebbe essere trattenuta in quel centro anche sei mesi. Cristina è donna dell’Arci (iscritta al Circolo Arci Traverso di Milano), e l’Arci chiede alle autorità turche l’immediato rilascio della nostra concittadina. Chiede inoltre al governo italiano che si impegni con la massima determinazione e con ogni possibile strumento perché ciò avvenga al più presto.
Noi ci impegneremo con ogni mezzo perché Cristina non rimanga sola.