Il sogno di un’Europa libera, democratica e unita, nata dalle macerie della guerra e dalla tragedia dei campi di sterminio nazisti, sembra oggi sprofondare nel mare nostrum insieme ai corpi di migliaia di innocenti e il ritorno di nuovi egoismi nazionali. Le polemiche tra governi dei Paesi dell’UE, del tutto pretestuose, hanno come unico risultato la condivisione di politiche razziste contro i migranti e ostili contro le organizzazioni che svolgono attività di ricerca e salvataggio in mare e più in generale contro chi pratica attività di solidarietà.
Le conseguenze sono davanti ai nostri occhi: centinaia di morti, fra cui tanti bambini i cui cadaveri sono ripresi dalle tv di tutto il mondo senza suscitare una reazione adeguata nell’opinione pubblica, ormai sempre più assuefatta.
Dall’inizio dell’anno più di 10mila persone sono state riportate in quei lager libici da cui cercavano di scappare. Sappiamo che nel centro di detenzione pubblico di Tripoli – che si trova di fronte al centro dell’UNHCR ancora vuoto perchè non utilizzato, visitato dal ministro Salvini – le persone sono talmente tante da non riuscire nemmeno a stendersi per dormire. Salvini si è però guardato bene dall’andare a visitare anche questo, altrimenti gli sarebbe stato difficile parlare, come ha fatto, di ‘retorica della tortura’. L’UNHCR sta portando avanti per sua scelta, e non su mandato dell’UE, come vorrebbero far credere i governi europei, un programma di evacuazione di alcune migliaia di persone, che non possono neanche accedere alla procedura prevista dall’UNHCR per il rilascio di documenti che consentono l’accesso ai programmi di reinsediamento.
In Libia non ci sono le condizioni minime di sicurezza per fare colloqui con i potenziali richiedenti asilo. Le persone vengono quindi evacuate, come in una zona di guerra, e portate in Niger per essere ascoltate e poi trasferite nella UE. Un programma per poche migliaia di persone che però oggi è bloccato per mancanza di disponibilità da parte dei governi UE ad accogliere rifugiati. Su 4000 concordati tra UNHCR e i 28 Paesi dell’UE ne sono stati trasferiti solo 200. Una vergogna.
Le persone fuggono dalla Libia perché è un inferno e lo testimoniano le agenzie delle Nazioni Unite, come tutte le organizzazioni indipendenti.
Riportarle in Libia dopo che sono fuggite dai luoghi di detenzione gestiti dalle bande degli scafisti (che spesso sono gli stessi che gestiscono i centri pubblici e le navi della guardia costiera) dove vengono ricattati e torturati, vuol dire cancellare ogni parvenza di umanità e legalità.
Intanto le navi della guardia costiera italiana si ritirano sempre più lontano dalle coste africane e alle ONG viene impedito di operare, facendo aumentare il numero dei morti, di cui il governo porta la responsabilità. Non c’è infatti nessun altro MRCC, ossia centro di controllo per gli interventi di salvataggio, capace oggi di coordinare interventi in caso di pericolo dei natanti, se non quello di Roma. Consegnare i naufraghi alla guardia costiera libica, come sta scritto anche nel documento votato il 28 e 29 giugno dai governi europei, oltre che illegittimo è criminale.