Sono trascorsi nove anni da quando è morto Stefano Cucchi. Ancora non c’è la parola definitiva della giustizia intorno ai responsabili. Nove anni durante i quali la lotta per la verità è stata dura. Un film – Sulla mia pelle di Alessio Cremonini – ne racconta in modo delicato la storia.
Il prossimo 12 settembre sarà nelle sale cinematografiche italiane prodotto dalla Lucky Red e da Netfix. Senza la determinazione, la forza morale, la passione civile, l’amore per suo fratello, il senso dello Stato di Ilaria Cucchi probabilmente staremmo ora a raccontare una delle tante archiviazioni per fatti di violenza istituzionale. Invece il processo, seppur a tanta distanza dai fatti, ha ripreso a camminare.
La Procura di Roma ha messo il Tribunale finalmente nelle condizioni di giudicare i possibili responsabili di quella morte atroce.
Dunque tutto l’odio social e machista contro Ilaria Cucchi, accusata di lucrare sulla pelle del fratello, è in realtà odio contro la giustizia e la ricerca della verità, a cui Ilaria, insieme al suo avvocato e ai suoi genitori, ha dedicato la propria vita. Ben poteva lei restare in silenzio, accettare il quieto vivere, non molestare le istituzioni. Ma chi crede nella legalità, intesa come legittimità costituzionale, non può che affidarsi con tutti i mezzi possibili alla giustizia affinché verità storica e verità processuale quanto meno si avvicinino.
Nove anni sono un’eternità. I tempi della giustizia per fatti di violenza, maltrattamenti, tortura sono di solito purtroppo molto ma molto lunghi. Non è facile rompere il muro dell’omertà istituzionale, vincere il silenzio delle corporazioni. Ilaria Cucchi ci ha con coraggio sempre messo la faccia. Non abbiamo la controprova, ma possiamo per esperienza affermare, che se non lo avesse fatto ora staremmo a raccontare un’altra storia giudiziaria.
Gettare fango sulle persone è un gioco al massacro di moda in questi tempi tragici. Noi tutti dobbiamo a Ilaria Cucchi qualcosa e abbiamo il dovere di farle schermo.
L’Italia è un paese che attraverso film importanti ha raccontato pezzi della propria storia al mondo. Si pensi nel tempo a Mani sulla città di Francesco Rosi, Buongiorno notte di Marco Bellocchio, Diaz di Daniele Vicari, Gomorra di Matteo Garrone. In questo solco si inserisce il film di Alessio Cremonini che speriamo abbia ampia diffusione.
Nelle forze di Polizia ci sono tante professionalità di cui andare fieri. Per questo è importante che vi sia solidarietà pubblica e istituzionale ai familiari delle vittime di violenza e tortura.
Immaginiamo che il ministro Salvini non vedrà il film. Non sappiamo se lo vedranno tutti quei parlamentari, ministri e sottosegretari del Movimento 5 Stelle che si erano impegnati per l’introduzione del delitto di tortura nel codice penale.
Sarebbe importante però che, quanto meno, pubblicamente difendessero chi, come Ilaria Cucchi, è sotto attacco social perché lotta per la giustizia.