Il cinema è un potente strumento di comunicazione e di educazione, estremamente efficace per veicolare messaggi e visioni del mondo. Grazie ad una fruizione immediata consente di immergere lo spettatore in un paesaggio visivo e sonoro in grado di veicolare contenuti non solo culturali ma anche a forte valenza sociale. In quest’ottica, Arci Solidarietà Onlus, storico circolo romano impegnato in progetti sociali al fianco di comunità rom e migranti, ha deciso di promuovere e sostenere due progetti che, attraverso il linguaggio audiovisivo, raccontano vite di (stra)ordinaria umanità che si dipanano ai margini della città. L’uso della videocamera, dunque, volto a documentare con grande semplicità esistenze differenti, senza l’ambizione di dimostrare alcunché, ma con la volontà di invitare a guardare per conoscere. Da questi progetti sono nati 2 documentari: il primo è My Tyson, premiato come Miglior documentario MigrArti alla 75° Mostra del Cinema di Venezia, che narra la storia del giovane pugile Tyson intento a preparare un imminente incontro di boxe e di sua madre Patience che racconta la storia della famiglia, il percorso migratorio e le difficoltà incontrate in Italia. Rievocando il passato, le origini e antichi rituali, Patience, china sulla macchina da cucire, tesse il futuro del figlio, predestinato a essere un combattente.
Il documentario porta sul grande schermo la quotidianità di una seconda generazione, Tyson, che attraverso la boxe sta costruendo il proprio percorso di vita sottraendosi alle logiche della periferia più violenta e della madre che,attraverso la sua storia e quella della sua famiglia, ci fa capire qualcosa in più del viaggio dei migranti; viaggio che non si esprime soltanto nei chilometri percorsi, ma segna un passaggio e un incontro fra tradizioni, abitudini e culture dai quali si esce necessariamente trasformati e che ci ricordano che quando incontriamo i migranti incontriamo le persone e non le culture stereotipate.
My Tyson è un film realizzato nell’ambito del progetto MigrArti, con la regia di Claudio Casale, prodotto da Magda Film in collaborazione con Arci Solidarietà Onlus.
Il secondo è Io mi riprendo, un racconto corale del percorso di formazione cinematografica di 10 ragazze e ragazzi rom, dai 14 ai 19 anni, inseriti nel circuito penale. Il percorso formativo ha rappresentato per i ragazzi un’esperienza significativa sia per conoscere alcuni aspetti più tecnici dell’ambito cinematografico, sia per realizzare un documentario in cui, raccontando un po’ di se stessi, riescono a spostare l’attenzione dall’iper-narrazione che si fa sulla pelle dei rom, sempre in bilico tra «figli del vento» e «zingari sporchi e cattivi», in cui pare non esserci spazio per la storia di ciascuno. Io mi riprendo diventa quindi, per dirla con le parole della Direttrice del Tribunale dei Minori di Roma, un augurio e un invito ad aggiungere al titolo il complemento oggetto: Io mi riprendo il mio spazio in questa società.
Il cortometraggio Io mi riprendo, presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma, è stato prodotto dalla Fondazione Cinema per Roma in collaborazione con Arci Solidarietà Onlus, L’Istituto Tecnico Superiore per le Tecnologie della Comunicazione e dell’Informazione ‘Roberto Rossellini’ e il Centro di Giustizia Minorile per il Lazio, Abruzzo e Molise, con il sostegno dell’otto per mille della Tavola Valdese.