Jose Antonio Abreu, il Maestro, ci ha lasciati.
Si renderà necessario, probabilmente, lo scorrere di diverse generazioni perché ci si renda conto pienamente della portata epocale della rivoluzione che l’uomo, il politico, il pedagogo, il musicista ha impresso al concetto di educazione. Nella sua disarmante semplicità l’idea di fondo de El Sistema, pensato ed ideato prima per i giovani e giovanissimi esclusi del Venezuela e quindi per quelli di tutto il mondo, esprime una forza che senza dubbio offrirà sempre più nitidamente risposte adeguate ai bisogni educativi crescenti delle nostre società.
«L’orchestra è una società che pratica per definizione l’interdipendenza, l’orchestra è un’impresa collettiva in cui tutti sono d’accordo nella voglia di affrontare brani sempre più difficili, e questo forma la personalità di ogni ragazzo: previene la droga, previene la violenza, ed è uno strumento insuperabile di sviluppo sociale. La musica opera questo miracolo: costruttivo, seduttivo, creatore, nel bambino e nell’adolescente».
Queste parole, meglio di ogni manifesto pedagogico, esprimono l’idea del collettivo che sottende al messaggio di Abreu: chi è escluso dalla società, chi assume comportamenti devianti, lo fa per ragioni che hanno un’interdipendenza stretta con il mondo circostante.
Dotare di uno strumento musicale nell’arco di 40 anni circa 2 milioni di bambini e adolescenti Venezuelani, di cui il 90% proveniente da famiglie escluse ed emarginate; generare un sistema che oggi, nella difficile situazione del paese, conta 350.000 giovanissimi organizzati in 180 nuclei territoriali e 30 orchestre sinfoniche; comunicare e trasmettere la buona prassi a popoli simili e dissimili per storia e cultura sono solo alcuni degli aspetti del percorso intrapreso dalla Fundación del Estado para el Sistema Nacional de las Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela fondata nel 1975 da Abreu.
Sovente, nel sottolineare la grande efficacia del Sistema, si citano anche le eccellenze che la FESNOJIV ha saputo creare in questi decenni: l’Orchestra Giovanile Simon Bolivar innanzitutto, ma anche grandi nomi del panorama musicale (su tutti quello di Gustavo Dudamel). È evidente, infatti, quanto giusta sia l’idea di una educazione musicale pubblica, gratuita e di qualità e quanto positivo sia l’impatto sociale che si manifesta quando essa è sostenuta adeguatamente, così come in Venezuela è avvenuto con tutti i governi e in particolare durante l’esperienza di Hugo Chavez. C’è però poi un aspetto meno indagato, ma altrettanto interessante: l’impatto che El Sistema ha avuto e avrà sulla nostra idea di musica colta.
Nei paesi ad impianto pedagogico e didattico di stampo neolatino (diverso è l’approccio degli anglofoni) abbiamo sempre manifestato una certa difficoltà a pensare la formazione musicale se non per generare dei professionisti della disciplina. Un ragazzo studia musica perché possa suonare al meglio uno o più strumenti per tutta la sua vita, facendone magari il suo lavoro. El Sistema ci ricorda che apprendere la pratica musicale, suonare e cantare insieme, sono innanzitutto un rivoluzionario atto di appropriazione del proprio diritto ad essere parte di un tutto e, al tempo stesso, a dotarsi degli strumenti di auto-emancipazione: nessuno al mondo, prima di Abreu, era arrivato a questo passando attraverso pratiche musicali che comprendessero anche la grande tradizione sinfonica.
L’Italia, su spinta di Claudio Abbado, ha accolto con enorme interesse l’esperienza de El Sistema nel 2010 e da allora ha visto fiorire 80 nuclei territoriali sparsi in tutte le regioni.
La già complessa filiera formativa musicale italiana e la spesso problematica interazione tra il pubblico e il privato in fatto di educazione alla pratica strumentale e corale porterebbe a leggere la nascita dei nuclei Abreu come un fattore di complicazione. È vero l’esatto contrario e sarebbe anzi auspicabile un sostegno al Sistema Abreu, tanto della scuola italiana quanto dell’articolato mondo delle scuole popolari di musica del privato profit e no-profit.
Un’esperienza significativa, in tal senso, è rappresentata dal progetto che unì, tra il 2011 e il 2014, il Comune di Taranto, l’Istituto di alta formazione musicale ‘Paisiello’ e il Laboratorio Arte Musica Spettacolo di Matera (LAMS) già aderente al SistemaAbreu e attivo con un progetto finanziato dal Dipartimento della Gioventù. Per la prima volta un Comune metteva a disposizione risorse importanti, un Istituto pubblico selezionava i docenti tra i propri laureati e un soggetto privato metteva a disposizione tutto il proprio know how. Nacque così la Piccola Orchestra di Taranto che si esibì in decine di concerti tra cui il memorabile Omaggio a Claudio Abbado di Matera. Nel 2014 l’orchestra si arricchì, grazie alla collaborazione con i nuclei Abreu Pugliesi di Musicaingioco (Bari) e Artvillage (San Severo), realizzando un memorabile concerto presso la Villa Peripato di Taranto con un’orchestra composta da ben mille bambini e adolescenti. La collaborazione tra i coordinamenti regionali Abreu di Puglia e Basilicata, la sensibilità del Comune di Taranto prima e della Regione Puglia poi, la disponibilità dell’Istituto Paisiello e di tante scuole primarie e secondarie, nonché l’attenzione dell’ANCI hanno prodotto negli anni esperienze come l’Orchestra interscolastica Pugliese, la Tam tam Band (operante nel quartiere Tamburi), il progetto La musica libera che ha creato un’orchestra multietnica composta da residenti e migranti.
La nostra rete Arci conta ad oggi una scuola popolare di Musica intitolata ad Abreu, gestita dal Circolo ‘Agogo’ di Aulla e dal Comitato Territoriale di Massa Carrara, e diversi progetti sparsi sul territorio nazionale ed ispirati al Sistema. L’interazione tra la nostra esperienza pluridecennale nell’apprendimento pratico della musica e l’articolarsi del Sistema nelle regioni italiane sarebbe l’omaggio migliore che tutti insieme si potrebbe dedicare al Maestro.