Mafie e corruzione sono minacce attuali e concrete contro la democrazia e l’economia del nostro Paese. I partiti assumano precisi impegni contro di esse
Leggendo i programmi elettorali delle diverse forze politiche si resta amaramente sorpresi nel constatare come le parole ‘mafie’, ‘corruzione’, ‘legalità’ siano o assenti o citate pochissime volte, contrariamente a parole come ‘tasse’, ‘pensioni’, ‘immigrazione’ e ‘sicurezza’.
Di fronte a questo scenario Avviso Pubblico lancia un appello a tutte le forze politiche affinché, almeno in queste ultime battute di campagna elettorale, pronuncino parole chiare sulle mafie e sulla corruzione, dichiarino pubblicamente di rifiutare i voti dei mafiosi e dei corrotti e, da ultimo, chiariscano quali sono gli impegni che intendono assumersi sul versante preventivo e repressivo.
È inqualificabile e inaccettabile che si taccia per timore di perdere voti che possono essere determinanti per la vittoria o perché si è convinti che questi temi non interessino i cittadini elettori. In entrambi i casi si rischia di essere conniventi o complici.
Per questo motivo, Avviso Pubblico si impegna a promuovere, subito dopo le elezioni del 4 marzo, un confronto all’interno del movimento antimafia e con i nuovi gruppi parlamentari al fine di individuare tutti gli interventi utili ad assicurare la puntuale attuazione delle importanti leggi approvate nella scorsa legislatura e ad individuare ulteriori misure di contrasto alle mafie e alla corruzione.
L’Appello
«In Italia la lotta alle mafie e alla corruzione sembra essere un problema ormai risolto. Sarà per questo, infatti, che in campagna elettorale la tematica non è oggetto di discussione e in alcune liste sono state candidate persone discutibili.
Leggendo i programmi elettorali delle diverse forze politiche si resta amaramente sorpresi nel constatare come le parole ‘mafie’, ‘corruzione’, ‘legalità’ siano o assenti o citate pochissime volte, contrariamente a parole come ‘tasse’, ‘pensioni’, ‘immigrazione’ e ‘sicurezza’.
In Italia non passa giorno in cui non vi siano arresti per mafia e corruzione, che si sequestrino e confischino beni e aziende per milioni di euro, che si celebrino processi con decine di imputati. Non solo al Sud, ma con sempre maggiore frequenza anche al Centro-Nord.
Agli Stati generali della lotta alle mafie organizzati a Milano dal Ministero della Giustizia e a Contromafiecorruzione organizzata da Libera a Roma è stato forte l’allarme lanciato da diversi esponenti della magistratura, delle forze di polizia, del mondo accademico, sociale e religioso rispetto all’occupazione e al condizionamento mafioso della politica e dell’economia. Forte è stato anche il richiamo alla necessità di applicare nell’immediato alcuni recenti provvedimenti normativi, come il nuovo Codice antimafia, nonché di operare sul versante educativo e culturale, investendo risorse per potenziare il lavoro che si sta portando avanti da diversi anni in tante scuole e università italiane. Si tratta di preoccupazioni e richieste riportate anche nella Relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia presentata alcuni giorni fa.
Le mafie e la corruzione non sono una mera questione di ordine pubblico, ma costituiscono una seria, concreta e attuale minaccia per la nostra democrazia e per lo sviluppo della nostra economia. Lo testimoniano, tra i vari dati, i 70 i comuni sciolti per mafia negli ultimi cinque anni – 32 dei quali nella sola Calabria – e i più di 15 miliardi di investimenti esteri persi dal nostro Paese, come ricordato dal Governatore della Banca d’Italia. Se in Italia ci fosse lo stesso livello di corruzione che c’è in Germania, il reddito nazionale degli italiani aumenterebbe di 585 miliardi, come documentato da autorevoli studi accademici.
Le mafie hanno cambiato pelle, si sono nazionalizzate e globalizzate. Operano non solo nei mercati illegali – in primis, il traffico di droga, che garantisce profitti smisurati – ma anche in quelli legali, attraverso il controllo, diretto e indiretto, di moltissime imprese, riciclando denaro sporco e utilizzando maggiormente il metodo corruttivo-collusivo. L’illegalità dei colletti bianchi si è espansa e caratterizza sempre di più pezzi del mondo delle imprese, delle professioni, della burocrazia, della finanza e della politica. Paradossalmente, dal 2014, su indicazione di Eurostat si è giunti persino a conteggiare nel calcolo del PIL degli stati europei anche alcune attività illegali gestite dal crimine organizzato: prostituzione, droga e contrabbando.
Di fronte a questo scenario, l’Ufficio di Presidenza di Avviso Pubblico lancia un appello a tutte le forze politiche affinché, almeno in queste ultime battute di campagna elettorale, pronuncino parole chiare sulle mafie e sulla corruzione, dichiarino pubblicamente di rifiutare i voti dei mafiosi e dei corrotti e, da ultimo, chiariscano quali sono gli impegni che intendono assumersi sul versante preventivo e repressivo.
È inqualificabile e inaccettabile che si taccia per timore di perdere voti che possono essere determinanti per la vittoria o perché si è convinti che questi temi non interessino i cittadini elettori. In entrambi i casi si rischia di essere conniventi o complici.
La lotta contro le mafie e la corruzione affiancata ad una concreta e diffusa azione di promozione della cultura della legalità, della cittadinanza responsabile e della partecipazione, altro non sono che una premessa irrinunciabile ad ogni programma politico che voglia essere credibile.
Per questo motivo, Avviso Pubblico si impegna a promuovere, subito dopo le elezioni del 4 marzo, un confronto all’interno del movimento antimafia e con i nuovi gruppi parlamentari al fine di individuare tutti gli interventi utili ad assicurare la puntuale attuazione delle importanti leggi approvate nella scorsa legislatura e ad individuare ulteriori misure di contrasto alle mafie e alla corruzione».