La comunità dell’arte in Italia si schiera con Riace, simbolo di un’esperienza concreta di convivenza tra i popoli e di una comprensione, altrettanto concreta, della complessità del tempo che viviamo.
Tutti noi ci chiediamo cosa sia accaduto a quella cultura dell’inclusione e della convivenza che dal secondo dopoguerra per decenni abbiamo costruito tra molte difficoltà e contraddizioni, e con stupore scopriamo che alla fine del secondo decennio del nuovo millennio è diventato importante, anzi necessario, dichiararsi contro il razzismo, contro un’idea di nazione che si concentra sulla difesa dei propri confini fisici e culturali, ma anche per la difesa dei lavoratori e delle volontà delle comunità locali sempre più assoggettate alle regole di un’economia finanziaria globale.
La risposta che ci diamo è che tutto ciò è il risultato della sottovalutazione colpevole, da parte di tutti noi, di quel processo di semplificazione e d’involuzione che la politica, quella che governa le nostre comunità, ha attuato negli ultimi venticinque, trent’anni.
Un processo che oggi raggiunge il suo compimento con l’attuazione di una strategia della confusione dietro la quale è perpetrato l’inganno.
Il nostro schierarci con Riace è dunque un’opposizione finalmente concreta ad una pratica politica che come intellettuali e artisti non possiamo più accettare.
È la dichiarazione di un risveglio collettivo della cultura italiana che pretende una centralità nella vita delle nostre comunità, e che intende impegnarsi in prima persona su questo fronte.
Riace è per noi solo il primo passo, il riconoscimento della forza di un simbolo che non riguarda solo la possibilità di una vera inclusione, ma che pertiene alla possibilità concreta di una crescita delle comunità su valori ed elementi che, prima e dopo il loro essere azione politica, sono consistenza culturale.
Hanno firmato finora moltissimi lavoratori della cultura, l’elenco completo è sulla pagina facebook @Artisti per Riace.