Da giovedì 10 al 13 ottobre Carbonia ha accolto, fra gli altri, quattro giovani (e meno giovani) ‘ucchini’ inviati a partecipare al programma di How to film the world, un percorso cinematografico all’insegna della scoperta del cinema del reale: Maria Luisa Brizio e Walter Ciani dall’associazione Altera di Torino, Gabriella Denisi e Luca Ciriello, reduci dell’ultima edizione di FILMaP, l’Atelier di Cinema del Reale, organizzato da Arci Movie di Ponticelli. Ossia noi che vi raccontiamo quelle giornate: la prima, con un interminabile viaggio in pullman-aereo-treno-macchina (o a piedi per Gabriella, o in autostop per Luca), ci fa toccare con mano il senso etimologico della parola ‘isolamento’ e procura ai torinesi un effetto jet-lag che sparisce solo il venerdì mattina. L’altra faccia della medaglia è, invece, il desiderio di ‘connessione’ e in poco tempo ci siamo già immersi nel programma di How to film the world, che si dimostra, fin dal principio, molto interessante, con la proposta di creare un dialogo tra giovani studenti e operatori con una realtà cinematografica sul racconto del contemporaneo.
Il programma si muove su diversi piani, utilizzando diverse forme di linguaggio cinematografico per raccontare il mondo a noi contemporaneo. I film presentati e gli autori coinvolti sono molto differenti l’uno dall’altro: dal racconto frammentato, e particolarmente sonoro, di Ballata in Minore del sardo Giuseppe Casu, al realismo magico della siriana Soudade Kadaan con i suoi Aziza e The day I lost My Shadow, proseguendo poi con il documentario immersivo su un gruppo paramilitare in Slovacchia When the war comes di Jan Gebert; Aperti al pubblico di Silvia Bellotti e Non può essere sempre estate di Margherita Panizon e Sabrina Iannucci, realizzati a Napoli, seguiti dalla commedia Bangla, opera prima del giovane regista Phaim Bhuiyan. E ancora, La Mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco ed Effetto domino di Alessandro Rossetto, concludono le proiezioni di questi giorni.
E in parallelo ai film, le masterclass: gli esperti del settore invitati hanno tenuto un confronto diretto con il pubblico, raccontando le proprie esperienze e, in particolar modo, le differenti realtà cinematografiche dei paesi di origine. A tal proposito, è stato significativo l’intervento di Soudade Kaadan, che ha raccontato delle difficoltà del cinema d’autore e documentaristico in Siria, e di come la distruzione causata dalla guerra abbia generato paesaggi che vengono sfruttati come set per le produzioni cinematografiche libanesi e straniere, tanto da far nascere una iniziativa di boicottaggio. Antonella Di Nocera, responsabile delle produzioni di FILMaP, ha analizzato lo stato del quartiere di Ponticelli di Napoli, diventato anch’esso un set a cielo aperto, in cui emergono le contraddizioni tra rappresentazione cinematografica esasperata (vedi Gomorra e simili) e le difficoltà reali delle persone che vivono il quartiere, per cui è necessario un racconto onesto e concreto della realtà. Edoardo Morabito, montatore e regista, ha espresso le proprie opinioni per quanto riguarda il montaggio di film documentari, in cui realtà e finzione spesso sono indistinguibili.
Gli appuntamenti cinematografici inoltre sono stati efficacemente legati alla storia e alla cultura della città, a partire dalla loro sede di svolgimento, la Fabbrica del cinema di Carbonia: luogo ricco di storia e di cambiamenti, inizialmente sede degli uffici amministrativi delle miniere di carbone, successivamente occupata e usata abusivamente a scopo abitativo, per trasformarsi infine in importante sede cinematografica. Utilizzare gli spazi per funzioni diverse da quelle per cui sono stati progettati, conservando le tracce dei cambiamenti intervenuti ma non per questo ‘congelando’ la storia del luogo, è quanto di meglio si possa fare per costruire un’identità viva e consapevole nella comunità che li anima. Oltre a una mediateca fornitissima, si ha libero accesso anche alla visione dell’archivio homemovie ‘La tua memoria è la nostra storia’, un incredibile lavoro di digitalizzazione di pellicole di privati cittadini, un recupero e una restituzione della memoria di un’intera comunità.
Al di là degli incontri programmati e pubblici, l’organizzazione di How to film the world ha realizzato alcune attività dirette ai partecipanti selezionati del Carbonia cinema giovani per creare un gruppo in grado di collaborare e sentirsi a proprio agio nell’esprimere la propria passione per il cinema. Ed è proprio qui che si trova il valore aggiunto dell’esperienza, nell’incontro con gli appartenenti al gruppo Carbonia cinema giovani: è sempre motivante riconoscersi, da diverse parti d’Italia, accomunati dalla passione per il cinema del reale e dalla curiosità di confrontarsi. E anche un po’, per essere onesti, dalla voglia di andare in spiaggia per l’ultimo bagno della stagione, ad ottobre, o ritrovarsi insieme ad ascoltare un imprevedibile Bob Corn o a ballare scatenati al dj set di Godblesscomputer.