Sabato 2 dicembre a Novo Modo, la due giorni dedicata alla finanza etica che si è tenuta negli spazi del circolo Exfila di Firenze, organizzata dalla Fondazione Finanza Etica, ci si è confrontati sugli strumenti finanziari che la riforma del Terzo Settore prevede, nonostante manchino molti dettagli e molti regolamenti attuativi con i quali potremmo poi formulare valutazioni puntuali e sui quali poi si costruirà, realmente, il nuovo quadro all’interno del quale saremo chiamate, come associazioni del Terzo Settore, a operare.
Una prima riflessione riguarda la necessità di fare più sistema, perché la Riforma innesca processi di aggregazione, dando un ruolo importante alla rete. Ad esempio il prestito sociale, oggi social landing, elemento antico e molto usato, cambia radicalmente: non si lega più alle modalità della raccolta fisica tradizionale che ben conosciamo, ma essendo online, conferisce una piena libertà di scelta al cittadino, permettendo una modularità, una corrispondenza maggiore tra il desiderio di ciascuno di impattare nel sociale e la varietà di progetti da selezionare.
Altro capitolo è quello relativo al Social bonus: per chi, come noi di Arci, vive prevalentemente sul territorio, in una dimensione strutturata su basi locali, lo strumento del prestito sociale vede, come interlocutori principali, le Istituzioni e le Banche dei territori. La riforma ci obbliga a cambiare, anche in questo caso, mettendoci nella condizione di fare sistema come rete nazionale per esigere politiche con uno sguardo lungo, capaci di sostenere l’aggregazione delle persone e la cura del bene comune. Quello a cui siamo chiamati è un rafforzamento – e uno sforzo – non da poco.
Si può dire che la legge, obbligandoci a cambiare, ci dà anche gli strumenti per farlo, e noi dobbiamo imparare a usarli per fare crescere la cultura del Terzo Settore e i suoi valori, e crescere noi per primi. Detto questo, però, non si può non dire che questa riforma pone una seria questione di governance, per cui gli strumenti vanno creati, accompagnati e monitorati per evitare che nelle pieghe dei regolamenti e dei decreti attuativi si nascondano poi criticità e problemi che potrebbero ridurre per le associazioni del Terzo Settore le opportunità che ad oggi si profilano e, anzi, addirittura potrebbero trasformare la legge in un ostacolo alla crescita del settore.
Dal canto loro, i cittadini devono essere messi nelle condizioni di trovare informazioni trasparenti e accessibili per poter esercitare i propri diritti in maniera consapevole e, allo stesso modo, per scegliere consapevolmente anche in materia finanziaria, avendo presente l’impatto sociale delle proprie azioni: il mondo globale ci obbliga a essere cittadini informati e consapevoli, molto più di prima.
La nostra associazione, per rispondere a questa necessità sta già programmando – in collaborazione con Banca Etica – corsi per i circoli di recente costituzione, su come costruire un business plan del proprio progetto con maturità e consapevolezza. Un primo tassello, ma servono tanti altri strumenti formativi di natura finanziaria e gestionale perché il dirigente associativo possa partecipare a questo processo di trasformazione.