Appello nazionale per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico

«L’idroelettrico é una delle principali cause di degrado dei corsi d’acqua e rappresenta un aspetto di grande criticità per l’economia montana, essendo antitetico all’economia turistica; è un primario detrattore ambientale e colpisce centinaia di chilometri di corsi d’acqua di grande pregio ambientale e paesaggistico, sottraendo acqua al libero deflusso e al godimento di questo grande bene pubblico e collettivo.

Da alcuni anni lo stato italiano incentiva fortemente la produzione idroelettrica, in particolare quella minore, sul falso presupposto che l’energia da fonte rinnovabile sia sostenibile, ma il picco idroelettrico sotto 1 MW è grandemente invasivo e dannoso per il patrimonio naturale nazionale e per l’economia turistica, generando un danno diffuso e non sostenibile a carico di moltissimi operatori del settore. In termini economici, l’incentivo ai piccoli impianti di produzione sotto 1 MW di potenza non ha giustificazione, se non l’arricchimento del singolo produttore a spese dei cittadini.

In realtà, il peso della produzione del piccolo idroelettrico nel panorama energetico italiano è quanto mai esiguo, rappresentando appena l’1,6 per 1000 dei consumi di energia in Italia (GSE, 2014).

Se il peso produttivo è così basso, non è basso il numero di impianti incentivati, che a fine 2015 era di 2536 per una produzione di 2556 GWh, mentre i 1137 impianti più grandi di 1 MW producevano nello stesso anno 42981 GWh e cioè il 94% del totale idroelettrico.

L’incentivo di 21 centesimi a kwh prodotto, prelevato dalle tasche di tutti gli utenti della rete elettrica, rende il piccolo idroelettrico un investimento che frutta l’incredibile tasso del 34%, e ciò fa capire i motivi per cui nel 2014 erano in attesa di autorizzazione circa 2000 impianti.

l territori montani e appenninici, già sfruttati dal grande idroelettrico, che ha trovato, grazie all’acqua invasata nei bacini, giustificazioni in campo agricolo, non possono e non devono essere ulteriormente saccheggiati da attività predatorie che non hanno giustificazioni collaterali, se non l’arricchimento di pochi a scapito di molti.

Questa problematica è comune a tutte le regioni d’Italia e non solo a una parte del paese come evidenziato dall’ Appello nazionale per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico del 2104.

È fondamentale un concorso d’azione e assunzione di responsabilità ad ogni livello istituzionale con propria competenza in materia.

Le associazioni firmatarie chiedono al Governo:

1) un decreto ministeriale che elimini gli incentivi al piccolo idroelettrico nei corsi d’acqua naturali sotto 1 MW e riduca fortemente quelli sotto i 3 MW, fermo restando il sostegno economico al revamping degli impianti esistenti per aumentarne la capacità produttiva senza incrementare le portate derivate, oltre che a quelli realizzati nelle reti acquedottistiche e fognarie, senza incremento di portata derivata dai corpi idrici naturali.

2) L’eliminazione del concetto di pubblica utilità per gli impianti sotto i 3 MW e il contestuale inserimento dei Comuni nel processo autorizzativo, dando in tal modo pieno valore alle loro previsioni urbanistiche».

 

Quest’appello, indirizzato al Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro della Economia, al Ministro dell’Ambiente, al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, è stato sottoscritto da  decine di organizzazioni, tra cui l’Arci.