Ieri è stato approvato al Senato il testo del decreto “Spacca Italia”, la proposta di regionalismo (o autonomia) differenziato promossa dal leghista Calderoli e sostenuta dalla peggiore destra che governa il nostro Paese.
Già dalla fine del 2022 l’Arci si è espressa contro quel disegno di legge e si è impegnata insieme al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e tante organizzazioni sindacali e sociali per raccogliere le firme sulla proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che modifica l’articolo 116 della Costituzione per scongiurare un futuro di enormi disuguaglianze tra aree diverse del Paese.
La raccolta è stata un successo: 100 mila firme raccolte a fronte della 50 mila necessarie. Segno evidente che una larga parte dellɜ cittadinɜ ha capito qual è la posta in gioco soprattutto sulla qualità dei servizi essenziali e nella trasformazione del Paese in un puzzle di legislazioni regionali anche in contraddizione tra loro. Non lo diciamo solo noi, ma lo afferma anche Banca d’Italia, che ha messo in evidenza le difficoltà sostanziali a garantire le politiche di bilancio dello Stato e i rischi per cittadinɜ e imprese a vivere e lavorare in un “Paese Spezzatino”.
L’ipocrisia dei cosiddetti LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) è totale visto che non ci sono e non ci saranno le risorse per garantire scuola, sanità, trasporti, uguali per tuttɜ lɜ cittadinɜ italianɜ, sancendo, di fatto, una Italia a due velocità che farà esplodere il gap di diversità territoriali.
Noi non ci stiamo! Le disuguaglianze crescono sempre più, il lavoro povero non arretra, i livelli di povertà assoluta aumentano, i diritti civili vengono violati e noi non possiamo accettare che i diritti sociali di tuttɜ lɜ cittadinɜ non siano più tutelati.