20 anni fa, il 15 febbraio 2003, più di 100 milioni di persone scesero nelle piazze delle città del mondo per dire no alla guerra all'Iraq e a tutte le guerre senza se e senza ma. Una generazione di attivisti aveva preso parola in nome dell'umanità, si è trattato della più grande manifestazione di sempre, si parlò della società civile come la seconda potenza mondiale.
Per un breve stagione per i potenti era diventato più difficile giustificare la guerra di fronte alle proprie opinioni pubbliche. Alcuni paesi ritirarono le truppe dall'Iraq, la nuova presidenza americana fece un accordo storico con l'Iran, nessuno voleva più mettere gli stivali sul terreno.
Poi c'è stata la grande crisi economica e le opinioni pubbliche hanno dovuto cambiare agenda. Alle tradizionali grandi potenze atomiche si sono sommati nuovi attori regionali e globali, avviando una grande competizione verso un nuovo equilibrio globale. Nel frattempo è partita una nuova corsa agli armamenti e silenziosamente sono ricominciati i preparativi bellici fino alla aggressione del governo russo alla popolazione ucraina e alle molte altre guerre "silenziose" di oggi di fronte alle quali le società civili, pur essendo contrarie, sembrano non reattive o disponibili a ribellarsi come un tempo.
A 20 anni di distanza, proviamo a riflettere sul significato e la portata di quella manifestazione e sulla terza guerra mondiale a pezzi a cui stiamo assistendo e sulle difficoltà del movimento internazionale contro la guerra con alcuni dei protagonisti di allora e guardando al mondo a partire dai cinque continenti e da diversi punti di vista.