Sabato a Oriolo Romano, verrà inaugurato il progetto di recupero dell'Area della Fontana Vecchia, promosso dall'Amministrazione comunale con il sostegno della Regione Lazio nell'ambito dell'Avviso Pubblico destinato ai Piccoli Comuni “Un paese ci vuole”.
Il progetto ha previsto il recupero della fontana di origine cinquecentesca, una tra le prime opere pubbliche minori della storia di Oriolo e dell'area circostante, con la realizzazione anche di un complesso scultoreo di Andreco, a cura di Arci Viterbo/Cantieri d'Arte.
L'intervento sulla fontana ha previsto il trattamento superfici lapidee e intonaci, il ripristino del flusso idrico, la sostituzione di parti non originali con pietre di recupero.
I lavori sono stati preceduti da saggi archeologici che hanno riportato alla luce un muro di bottino originario del XV-XVI sec.
L'importanza storica di questa area come luogo di approvvigionamento idrico per il territorio ha portato l'artista invitato da Cantieri d'Arte, Andreco, a riflettere sulla centralità dell'acqua come risorsa fondamentale da preservare e gestire. Per questo il suo intervento “Il culto delle pietre” realizza uno spazio contemplativo, in cui immergersi per stare in questo paesaggio, per “farsi paesaggio” in dialogo con tutti gli esseri che lo abitano. Le sculture dislocate nello spazio su lastre ovali di corten, creano un ritmo, una specie di danza di tensioni contrapposte con i volumi scolpiti che richiamano a forme minerali, ad una geologia immaginaria che ci porta simbolicamente a riflettere sulle problematiche della scarsità dell'acqua, a stare a contatto con i problemi e con le trasformazioni in atto.
In tutte le culture antiche la divinità dell'acqua è celebrata come fonte di vita, madre di ogni essere. Andreco concepisce il suo intervento come uno spazio rituale, evocativo di un culto immaginifico, del non umano, in cui c'è uno svelamento di forme sotterranee, divinità ctonie, in cui fluido e solido si mischiano e si compenetrano.
In effetti si tratta di immagini aperte a diverse interpretazioni, misteriose, rese dall'artista simbolo di un tributo all'acqua e alla necessità di agire per salvare la terra.
Il progetto è stato diretto dall'Architetto Roberta Postiglioni e ha visto l'intervento dell'Archeologa Roberta Ferrini, della ditta Bergamini e la cura del progetto artistico da parte di Arci Viterbo/Cantieri d'Arte.