Nell'ambito del ciclo "Le vita degli altri", sul tema della condizione dello straniero, Comunet Officine Corsare presenta il libro di Maurizio Veglio "La Malapena. Sulla crisi della giustizia al tempo dei centri di trattenimento degli stranieri".
Maurizio Veglio è avvocato specializzato in diritto dell'immigrazione, socio ASGI e lecturer presso l'International University College di Torino.
Con l'autore dialogherà il Garante Regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale On. Bruno Mellano.
Modera Paola Fierro, Comunet Officine Corsare
Diretta sulla pagina Facebook di Comunet - Officine Corsare
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La malapena è la pena per chi non ha commesso alcun reato. L'unica colpa è quella di trovarsi in Italia senza un documento di soggiorno valido.
La detenzione amministrativa dello straniero nei centri di permanenza per il rimpatrio (prima CPT, poi CIE e oggi CPR) è un rito di segregazione, un atto di apartheid che avvalla la mortificazione della dignità umana.
Mentre sperimentano il fallimento del proprio progetto migratorio, i reclusi subiscono il potere statale nella sua forma più invasiva e feroce.
Niente come la detenzione amministrativa degli stranieri - la galera dei clandestini - rivela il sentimento di una comunità verso l’estraneo.
Lo straniero è storicamente un agente di turbamento, una fonte di «insuperabile inquietudine», a cui si è spesso risposto con diffidenza, rifiuto e allontanamento forzato[...]
Nella versione addomesticata e riscritta dallo Stato di diritto, l’ostilità verso l’altro si manifesta attraverso norme di difesa del territorio, di controllo e limitazione dell’ingresso e del soggiorno, di schedatura, espulsione e interdizione. La produzione normativa è d’altronde una questione sentimentale: il legislatore non è che l’interprete elettivo del sentire comune, l’istituzione che traduce in atti formali le pulsioni, le credenze, i timori della comunità che lo esprime.
La legge sull’immigrazione è dunque una forma giuridica dell’inquietudine.