ROMA, 5 MAGGIO 2023 – Il settore dell’intermediazione dei diritti d’autore, a seguito dell’applicazione della direttiva Barnier, ha subito una trasformazione rilevante che ha visto di fatto il superamento del monopolio SIAE e l’ingresso di nuovi organismi di gestione collettiva del diritto d’autore.
Il 2023 è il primo anno effettivo in cui i circoli e i festival di musica dal vivo stanno tornando ad una programmazione non vincolata da restrizioni e blocchi, per questo è importante semplificare e agevolare il ruolo di artisti e organizzatori che garantiscono la vitalità di una parte importante della scena culturale del paese.
Ci troviamo però di fronte alla mancanza di strumenti e procedure chiare nella definizione dei corrispettivi del diritto d’autore, che sta generando un clima di disagio, di incertezza e di enorme confusione nel mondo della musica dal vivo. Non solo, una liberalizzazione selvaggia, senza governo e strumenti condivisi, sta aumentando significativamente i costi e le procedure burocratiche e il rischio che si corre è quello di rendere sempre più complicata l’organizzazione di concerti.
La rottura dello storico regime di monopolio SIAE non ha prodotto l’auspicata diminuzione dei costi di intermediazione: i costi delle licenze sostanzialmente raddoppiano quando anche un solo brano dell’intero programma musicale live rientri nel catalogo tutelato da un organismo di gestione collettiva diverso.
Come se non bastasse, assistiamo ad un incremento degli adempimenti da parte dei circoli e degli altri organizzatori e risulta difficoltosa persino l’individuazione preventiva delle opere tutelate dai rispettivi cataloghi. Riteniamo dunque condivisibile, per quanto non risolutivo in assenza di un adeguamento normativo sistematico, quanto espresso dal Presidente del Nuovo Imaie, Andrea Micciché, che ha lanciato la proposta di un sistema di sportello unico che possa garantire organizzatori e artisti nella massima trasparenza.
Per questo ci uniamo al coro di chi chiede al Governo di convocare gli organismi di gestione collettiva intorno ad un unico tavolo di trattativa che possa definire in maniera chiara il corrispettivo dovuto agli artisti e le modalità.
Arci rappresenta un punto di riferimento per la moltitudine di professionisti e appassionati di musica: decine di migliaia di persone che con la loro creatività e il loro lavoro contribuiscono allo sviluppo culturale e artistico delle nostre comunità, spesso volontariamente e altrettanto spesso all’interno di contesti in cui la promozione culturale non è nemmeno considerata degna di attenzione. Le persone che scrivono e compongono, come anche quelle che producono, distribuiscono e organizzano la musica, devono essere tutelate e sostenute dalle istituzioni, non messe le une contro le altre e, soprattutto, non considerate come parte di un settore retto solo ed esclusivamente da logiche di mercato.
Chiediamo dunque a tutte le reti, le organizzazioni dello spettacolo dal vivo e agli artisti di prendere posizione insieme. E’ il momento di rilanciare e chiedere maggiori tutele e diritti per il settore musicale.
La musica sarà sempre sinonimo di cambiamento sociale, emancipazione culturale e lavoro: un bene essenziale da riconoscere e non mercificare.