Dal 1 novembre su Netflix la terza stagione di Atypical. Le sfide quotidiane di Sam (Keir Gilchris), un ragazzo affetto dal disturbo dello spettro autistico, continuano a svolgersi sullo sfondo della sua passione etologica col mondo dei pinguini. Dopo averlo visto nelle due stagioni precedenti al Liceo è arrivato il momento del college, con tutta l’inevitabile serie di cambiamenti che comporta.
Questo passaggio nella vita del protagonista è accostato al tempo della muta per i pinguini, mostrando la famiglia di Sam sempre più capaci di quella resilienza indispensabile ad affrontare le nuove sfide.
Le vicissitudini del protagonista divengono sempre meno dipendenti dall’intervento dei propri familiari, già sufficientemente presi dai propri problemi, ribadendo come le difficoltà di un ragazzo nello spettro autistico non siano necessariamente più gravose di quelle di un qualsiasi ragazzo, ma debbano semplicemente essere affrontate attraverso un percorso differente. Grazie quindi alla ‘distrazione’ dell’iperprotettiva madre e alle sopraggiunte nuove difficoltà proposte dalla vita al college, il giovane ‘pinguino’ si scontrerà per la prima volta con l’impossibilità di aderire perfettamente a rassicuranti regole, imparando come la vita sia costellata da dilemmi di non sempre immediata e univoca soluzione. Rispetto alle precedenti, quindi, la stagione 3 di Atypical è meno concentrata sulle difficoltà di Sam, che appaiono sempre più assimilabili a quelle del resto dei suoi coetanei e della propria famiglia e meno bisognose di supporto e soccorso da parte dei presunti ‘normali’, con l’unica pecca di non aggiungere molto al messaggio delle stagioni precedenti.
Questa serie, crediamo, abbia raggiunto il massimo del messaggio trasmissibile. È una serie da vedere perché ci accompagna in un viaggio a volte complicato e a volte esilarante, vissuto attraverso gli occhi di un ragazzo diverso ma allo stesso tempo con bisogni sogni e aspettative comuni a molti.