Il Disegno di Legge sulla concorrenza, licenziato il 4 novembre dal Consiglio dei Ministri e attualmente in discussione al Senato, tende a generalizzare la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali. È la prima volta che questo accade per tutti i servizi pubblici locali, nessuno escluso.
Nell’articolo 6, che definisce le modalità di gestione dei servizi pubblici locali, si vorrebbe imporre come normale la privatizzazione e rendere residuale la gestione pubblica di tutti i servizi essenziali: gli Enti Locali che opteranno per la gestione pubblica dovranno giustificare il mancato ricorso al mercato attraverso procedure lunghe e farraginose. La loro scelta dovrà essere sottoposta al vaglio di organi esterni e rinnovata periodicamente, cosa non prevista invece nel caso della privatizzazione.
Si rischia così di completare lo smantellamento della funzione pubblica e sociale degli Enti Locali.
Si cerca di imporre una visione per la quale le esternalizzazioni a favore degli operatori economici di mercato sono considerate di default efficienti ed efficaci, mentre le scelte a favore di soluzioni gestionali ed organizzative interne richiedono sempre ed obbligatoriamente la capacità degli enti locali di dimostrarne, suffragarne, motivarne, giustificarne la bontà.
Per di più, il ddl prova a negare definitivamente l’espressione della volontà popolare sancita dalla vittoria nel referendum per l’acqua pubblica.
E chiama in causa anche il terzo settore: nel disegno di legge si dice esplicitamente che gli affidamenti dei rapporti di partenariato regolati dal Codice del Terzo Settore andranno “razionalizzati” con la nuova disciplina dei servizi pubblici locali – e ciò desta preoccupazione anche nel nostro mondo.
Molti Enti Locali hanno approvato ordini del giorno per contrastare l’approvazione dell’articolo 6 del disegno di legge. Qui l’elenco completo ad oggi.
Significativa la presa di posizione di 3 Consigli Regionali (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche) e di 6 capoluoghi di regione (Roma, Torino, Milano, Trieste, Bologna, Napoli).
L’opposizione crescente all’articolo (alla campagna aderisce anche la Funzione Pubblica CGIL, oltre che i sindacati di base e moltissime associazioni) ha aperto una discussione all’interno del governo, con proposte di modifica che vengono da Pd, M5Stelle, Leu, Lega.
Questo è quindi un momento cruciale per aumentare la pressione e farsi sentire.
La campagna nazionale propone a tutte le organizzazioni aderenti di:
– proporre ai propri Enti Locali l’approvazione di ordini del giorno per fermare l’articolo 6 del ddl concorrenza;
– partecipare a una giornata di mobilitazione nazionale diffusa sul territorio il 14 maggio.
Qui le adesioni alla campagna nazionale.